Papa Francesco: «Le dittature iniziano da una comunicazione calunniosa»

Papa Francesco: «Le dittature iniziano da una comunicazione calunniosa»
Città del Vaticano – Con chi ce l'aveva stamattina, in particolare, Papa Francesco alla messa a Santa Marta quando ha parlato della radice delle dittature? Una...

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Città del Vaticano – Con chi ce l'aveva stamattina, in particolare, Papa Francesco alla messa a Santa Marta quando ha parlato della radice delle dittature? Una domanda che si sono fatti tutti i presenti quando, durante la predica, il pontefice ha ricordato il «potere distruttivo della comunicazione calunniosa. Basti pensare alla persecuzione degli ebrei nel secolo scorso. Un orrore che succede anche oggi». La sua riflessione è partita dalla storia della vigna di Nabot narrata nella bibbia. Il re Acab desiderava la vigna di Nabot e gli offrì del denaro ma l’uomo rifiutò. Allora Acab su consiglio della moglie crudele, Gezabèle, lo fa accusare di falsità, e poi prende possesso della sua vigna. L'episodio biblico ha offerto lo spunto per parlare di quello che sta accadendo oggi in varie nazioni. Non si è spinto oltre, è rimasto  volutamente sul generico, ma mettendo ugualmente in guardia di come «le dittature adulterano la comunicazione».


Papa Francesco ha messo in guardia: «Anche oggi, in tanti Paesi, si usa questo metodo: distruggere la libera comunicazione. Per esempio pensiamo: c’è una legge dei media, di comunicazione, si cancella quella legge; si dà tutto l’apparecchio della comunicazione a una ditta, a una società che calunnia, dice delle falsità, indebolisce la vita democratica. Poi vengono i giudici a giudicare queste istituzioni indebolite, queste persone distrutte, condannano, e così va avanti una dittatura. Le dittature, tutte, hanno incominciato così, con adulterare la comunicazione, per mettere la comunicazione nelle mani di una persona senza scrupolo, di un governo senza scrupolo».

«Si seduce con gli scandali - ha aggiunto - Le buone notizie non sono seduttrici: E così la comunicazione cresce, e quella persona, quella istituzione, quel Paese finisce nella rovina. Non si giudicano alla fine le persone. Si giudicano le rovine delle persone o delle istituzioni, perché non possono difendersi.Pensiamo per esempio alle dittature del Secolo scorso. Pensiamo alla persecuzione degli ebrei, per esempio. Una comunicazione calunniosa, contro gli ebrei; e finivano ad Auschwitz perché non meritavano di vivere. Oh… è un orrore, ma un orrore che succede oggi: nelle piccole società, nelle persone e in tanti Paesi. Il primo passo è appropriarsi della comunicazione, e dopo la distruzione, il giudizio, e la morte».



























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Il Messaggero