CITTÀ DEL VATICANO - Basilica di San Pietro, ore 9, il Papa celebra una messa per ricordare il milione e mezzo di armeni, cristiani, uccisi dai turchi un secolo fa. Usa la parola...
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La medesima definizione fu usata da Giovanni Paolo II quando nel 2002 si recò a Ierevan, in Armenia, a pregare per le vittime del primo genocidio del XX secolo. Wojtyla si impose anche se le autorità turche lo avevano pregato di non farlo, minacciando ritorsioni sulla minoranza cristiana in Turchia. Papa Bergoglio, oggi, fa sue quelle parole, ripetendo che il primo massacro di massa, pianificato a tavolino, risale al secolo scorso.
Un capitolo buio che con il tempo è stato accantonato, dimenticato, caduto piano piano nell'oblio. Davanti ai patriarchi armeni e al presidente dell'Armenia, Sargysian, Francesco in basilica si spinge oltre e in un breve discorso fa capire che proprio da quegli eventi tanto lontani si possono capire meglio anche i genocidi attuali, i massacri dei cristiani non si sono mai fermati. «Anche oggi stiamo vivendo una sorta di genocidio causato dall’indifferenza generale e collettiva, dal silenzio complice di Caino che esclama: "A me che importa?"; "Sono forse io il custode di mio fratello?"».
Francesco prosegue: «Sembra che l’entusiasmo sorto alla fine della seconda guerra mondiale stia scomparendo e dissolvendosi. Pare che la famiglia umana rifiuti di imparare dai propri errori causati dalla legge del terrore; e cosi’ ancora oggi c’è chi cerca di eliminare i propri simili, con l’aiuto di alcuni e con il silenzio complice di altri che rimangono spettatori. Come se non avessimo ancora imparato che "la guerra e’ una follia, una inutile strage"». E così la terza guerra mondiale fatta a pezzi, come aveva spiegato tempo fa, prende corpo più facilmente. Nel sostanziale silenzio internazionale. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero