Osservatore Romano preoccupato per l'emigrazione dei preti africani verso l'Europa

Osservatore Romano preoccupato per l'emigrazione dei preti africani verso l'Europa
Abidjan, 24. L'immigrazione colpisce anche la Chiesa e c'è chi denuncia l'emorragia di giovani preti africani che fanno di tutto per raggiungere i paesi...

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Abidjan, 24. L'immigrazione colpisce anche la Chiesa e c'è chi denuncia l'emorragia di giovani preti africani che fanno di tutto per raggiungere i paesi europei. «Andare in Europa, vivere in Europa, abbandonare l’Africa è diventata un’ideologia molto pericolosa che distrugge gli spiriti, dai più fragili ai più solidi come quelli dei religiosi»: è l’allarme che viene dalla Società missioni africane e che è stato rilanciato oggi dall'Osservatore Romano, dimostrando che il fenomeno delle migrazioni ha i contorni più ampi di quelli immaginati. «È triste — spiega padre Donald Zagore, sacerdote dell’organismo religioso — ma è importante riconoscere che il fenomeno dell’immigrazione in Europa riguarda non solo le nostre società civili africane, ma anche le nostre numerose diocesi e comunità religiose. Ci sono molti sacerdoti e religiosi che abbandonano il continente africano per servire nei paesi europei e americani. L’emigrazione dall’Africa all’Europa, nella sua forma religiosa, è un fenomeno che sta diventando sempre più importante nel nostro continente» continua il missionario. Già all’inizio del 2017, monsignor Marcelin Yao Kouadio, vescovo della diocesi di Daloa, durante una delle sue omelie ha citato i casi di due diocesi africane particolarmente colpite dal fenomeno. A maggio 2018, anche monsignor Ignace Bessi Dogbo, presidente della Conferenza episcopale della Costa d’Avorio, durante l’apertura dell’assemblea plenaria dei vescovi ivoriani, ha denunciato il fenomeno dei “preti vaganti”: sacerdoti che si sono rifiutati di tornare in Africa dopo gli studi o dopo una missione in Europa. In un’intervista, rilasciata a «La Croix» lo scorso 7 agosto, monsignor Dominique Lebrun, arcivescovo di Rouen, ex presidente del gruppo di lavoro sui “Pretres venus d'ailleurs”, ha riconosciuto l’esistenza di un tale fenomeno.
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Il Messaggero