Città del Vaticano - Ha fatto merenda con i bambini dei detenuti, ha scherzato con loro, ha ascoltato le loro storie. Questo pomeriggio, alle ore 16.00, accompagnato da...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
«Santità, Padre caro, siamo gli invisibili». Piano piano le mamme ma anche i bambini hanno raccontato come vivono. «Noi siamo alcuni delle migliaia di bambine e bambini figli di genitori reclusi nelle carceri italiane che viviamo con loro in carcere o andiamo a trovarli (...) Per difendere la dignità dei nostri genitori detenuti ci raccontano bugie facendoci credere di entrare in un collegio o in un posto di lavoro. Veniamo perquisiti, violentati nella nostra intimità dalle mani di adulti sconosciuti, che ci tolgono i peluche, i poveri giocattoli che sono i nostri amici per aprirli, controllarli, a volte ci tolgono anche le mutandine per assicurarsi che le nostre mamme non vi abbiano nascosto droghe. Siamo fiori fragili».
I responsabili della Casa di Leda hanno parlato delle difficoltà quotidiane da risolvere «nel deserto della burocrazia. Per molti siamo statistiche: 4,500 bambini che hanno una mamma in carcere, circa 90 mila quelli che hanno un papà detenuto. Anche i nostri genitori a volte speculano su di noi. Per non essere additati raccontiamo che nostro padre lavora in paesi fantastici e lontani e nostra madre è una regina. Per difenderci diventiamo aggressivi e intrattabili, ma non siamo cattivi, sono gli altri che ci vedono e ci vogliono così: Siamo i figli dei detenuti».
La Casa è gestita dalla cooperativa sociale Cecilia Onlus dal marzo del 2017 ed ospita mamme detenute per reati minori a cui viene riconosciuta la capacità genitoriale e che possono quindi proseguire il periodo detentivo con i loro figli all’interno di questa casa-famiglia.
Al momento vi abitano cinque giovani mamme, di età compresa tra i 25 e i 30 anni, alcune di etnia rom, un’egiziana e un’italiana, ognuna col proprio bambino. Accanto alle mamme detenute ci sono sempre gli operatori, gli educatori e i volontari dell’Associazione A Roma Insieme. Coinvolte nel progetto anche le realtà del P.I.D. Pronto Intervento Disagio Società Cooperativa Sociale Onlus e l’Associazione Ain Karim. Prestano servizio all’interno della struttura anche i cosiddetti «Messi alla prova, imputati colpevoli di reati lievi che non prevedono detenzione e che possono emendare la pena svolgendo lavori utili per la collettività.
Papa Francesco ha giocato con i bambini, offrendo loro in dono delle grandi uova di Pasqua, accolte con grande gioia dai bambini, che lo hanno invitato a fare merenda con loro. Le mamme hanno voluto lasciare al Papa un piccolo dono prodotto delle semplici attività e varie mansioni che svolgono all’interno della Casa, mentre gli raccontavano della opportunità che è stata data loro di crescere i propri figli, nonostante le tante difficoltà. La permanenza in questa struttura, infatti, consente alle mamme sia di accompagnare e di riprendere i bimbi a scuola, sia di svolgere attività utili all’apprendimento di un mestiere, in vista di un futuro reinserimento nel mondo del lavoro e nella società. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero