Castel Gandolfo, la stanza del Papa senza segreti: apre al pubblico l'appartamento privato

Castel Gandolfo, la stanza del Papa senza segreti: apre al pubblico l'appartamento privato
Castel Gandolfo - “Quel palazzo a me non serve. Apritelo pure al popolo”. E così da domani la residenza estiva dei pontefici, la reggia di Castel Gandolfo,...

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Castel Gandolfo - “Quel palazzo a me non serve. Apritelo pure al popolo”. E così da domani la residenza estiva dei pontefici, la reggia di Castel Gandolfo, sarà visitabile anche nella parte più privata, gli appartamenti pontifici. Un percorso, quello studiato dai musei vaticani, che ha rispettato fino in fondo l'anima del luogo. Nulla è stato toccato o alterato, in modo che i visitatori potessero vedere la quotidianità dei pontefici nel luogo in cui vivevano durante il periodo estivo fino a Benedetto XVI. Colpisce la semplicità degli ambienti, lo studiolo del segretario con una piccola scrivania di legno e una lampada ordinaria, poi lo studiolo del Papa dotato di un tappeto e una scrivania di più massiccia, sotto una resurrezione del XVII secolo. Infine la camera da letto, dignitosa ma modesta, con un letto da una piazza e mezzo d'ottone, un copriletto di velluto, i comodini con il ripiano marmo, proprio come quelli che si possono trovare ancora nelle stanze delle nonne.


 


La vista che si gode però dal palazzo è mozzafiato. Il paesaggio che si stende davanti è super panoramico, con la magia del lago di Albano sullo sfondo e i giardini all'italiana curati da una squadra di giardinieri. Nella stanza da letto morirono Pio 
XII (1958) e Paolo VI (1978). Papa Pacelli mise a disposizione degli sfollati di Albano durante i 
bombardamenti del 1944 l'intero palazzo, tanto che una trentina di bambini nacquero 
proprio nella sua camera da letto (trasformata in quei mesi in 
sala parto). Ancora oggi vengono chiamati "i figli del Papa". 
La camera è rivolta con le finestre verso il mare, una striscia azzurrina sullo sfondo. E' senza 
dubbio il luogo piu’ riservato di tutto il Palazzo Apostolico e confina direttamente con una cappella privata realizzata su volere di Pio XI. La cappella ha sul suo 
altare una riproduzione del quadro della Madonna di 
Czestochowa, donata a Pio XI dai vescovi polacchi perche’ tra il 1918 
e il 1921 egli era stato in Polonia, prima come 
Visitatore e poi come nunzio apostolico, vivendo in prima 
persona sia la Rivoluzione d’Ottobre che i primi tentativi di 
invasione bolscevica. 
Le pareti della Cappella sono state affrescate dal 
pittore Rosen di Leopoli con due fatti di storia antica e 
recente della Polonia Cattolica: da una parte la resistenza di 
Czestochowa nel 1655 contro gli svedesi protestanti di Gustavo 
Adolfo e dall’altra la vittoria di Varsavia contro i 
bolscevichi del 15 agosto 1920.

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Il Messaggero