Papa Bergoglio e la gabbia di Santa Marta, sempre più frequenti le sue uscite fuori dal Vaticano

Papa Bergoglio e la gabbia di Santa Marta, sempre più frequenti le sue uscite fuori dal Vaticano
CITTA' DEL VATICANO - Sarà che il bisogno di normalità lo costringe ogni giorno a mediare tra la sua personalità e il ruolo tradizionale di Pontefice,...

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CITTA' DEL VATICANO - Sarà che il bisogno di normalità lo costringe ogni giorno a mediare tra la sua personalità e il ruolo tradizionale di Pontefice, sarà che ha bisogno del contatto diretto con la gente, fatto sta che Papa Bergoglio appena può coglie al balzo la possibilità di evadere da Santa Marta e andare a scoprire un pezzo di Roma. L'altro ieri, per esempio, ha accettato l'invito che gli era stato rivolto dal Movimento dei Focolari per andare al Galoppatoio di Villa Borghese ad ascoltare una riflessione sulla difesa del pianeta. Ecologisti, scienziati, climatologi. “Santità perché non viene, si parlerà anche della sua enciclica”. Visto che il tema dell'ambiente è all'ordine del giorno e che solo alcuni giorni fa all'Onu è stato siglato un patto senza precedenti tra 173 nazioni, Bergoglio non si è fatto pregare troppo e all'ultimo minuto ha fatto sapere ai suoi collaboratori che sarebbe uscito dal Vaticano per andare al convegno dove si è trattenuto per un'ora pronunciando anche un breve discorso a braccio.


La determinazione a varcare i confini d'Oltregevere è sempre più frequente, anche se il Papa, quando decide di uscire, non lo fa a cuor leggero perché sa di creare ingorghi di traffico, arrecando problemi ad una città di per sé già intasata, mettendo anche in fibrillazione la complicata macchina della sicurezza. Il comandante della Gendarmeria, Giani, ormai ci ha fatto il callo e non si spaventa più davanti alla prospettiva di qualche inatteso blitz, con il Papa che si mescola come niente fosse ad una folla non prevista. Così anche tre giorni fa pomeriggio ha fatto preparare la Ford Focus blu e una scorta invisibile per raggiungere Villa Borghese. Sabato mattina, invece, il Papa si è incamminato a piedi fuori dal cancello del Petriano, per dirigersi in mezzo ai giovani che erano a San Pietro a festeggiare il giubileo. Ha preso posto sotto il colonnato, su una sedia, per confessare come facevano gli altri parroci, con una stola viola addosso. Un gesto semplice da prete, inusuale per l'immagine di un pontefice ingabbiato dagli obblighi di protocollo. Bergoglio lo ha sicuramente fatto per avvicinare i giovani al sacramento della confessione ma forse anche per rompere una certa monotonia. La vita ritirata a Santa Marta non la ama, gli pesa e non ne fa mistero. Coi giornalisti, durante i voli papali, ha scherzato diverse volte su quella che considera una specie di gabbia dorata. Fosse per lui, di tanto in tanto, andrebbe fuori in incognito, magari la sera, a trovare qualche amico, a mangiare una pizza, a fare una passeggiata vestito col clergyman. “Mi manca tanto la pizza”.


Naturalmente non è possibile. Certe spinte le deve limitare. L'anno scorso decise di andare personalmente dall'ottico, per cambiare la montatura degli occhiali che si era rotta e nell'arco di 5 minuti successe il finimondo, piazza del Popolo si era intasata di persone. Nugoli di turisti con l'iphone in mano a riprendere la scena nel negozio, mentre fuori la calca, man mano che passavano i minuti, montava come la panna. Dovettero intervenire diverse pattuglie di vigili per ripristinare un varco e tenere a bada i curiosi. Insomma rompere l'isolamento papale non sempre si rivela facile. Ma da quando è iniziato il Giubileo della Misericordia rompere le righe è più facile. Ogni venerdì del mese, senza dare preavvisi, si reca in periferia a trovare anziani, malati terminali, giovani drogati, detenuti, immigrati. Questo mese ha scelto di andare a Lesbo, l'isola avamposto dell'immigrazione, simbolo del fallimento delle politiche europee. La sua predicazione su alcuni temi è martellante. La Chiesa in uscita, il cammino verso le periferie, il tenere aperte le porte del cuore per non blindarsi dentro le serrature dell'anima. Francesco è il primo a metterle in pratica. E non solo metaforicamente.

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Il Messaggero