CUTTA' DEL VATICANO “La lotta contro la povertà non è soltanto un problema economico, ma anzitutto un problema morale”. Praticamente una questione...
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Ricordando il suo recente viaggio a Lesbo, avamposto europeo degli sbarchi di profughi diretti in Europa, Bergoglio ha insistito sul fatto che non basta fornire un “immediato e pratico aiuto materiale a questi nostri fratelli e sorelle”, visto che servono risposte politiche, sociali ed economiche di lungo periodo da parte della comunità internazionale. Progetti cioè capaci di andare oltre “i confini nazionali e continentali che coinvolgono l’intera famiglia umana”.
Francesco ha ripetuto che “una visione economica esclusivamente orientata al profitto e al benessere materiale è – come l’esperienza quotidianamente ci mostra – incapace di contribuire in modo positivo ad una globalizzazione che favorisca lo sviluppo integrale dei popoli nel mondo, una giusta distribuzione delle risorse, la garanzia di lavoro dignitoso e la crescita dell’iniziativa privata e delle imprese locali”.
Il modello economico “dell’esclusione e dell’inequità” ha aggiunto, ha portato ad un più grande numero di diseredati e di persone scartate come improduttive e inutili.” Gli effetti sono percepiti anche nelle società più sviluppate, nelle quali la crescita in percentuale della povertà e il decadimento sociale rappresentano una seria minaccia per le famiglie, per la classe media che si contrae e, in modo particolare, per i giovani”. Infine, durante l’udienza, ha toccato anche il tema della disoccupazione giovanile. “Uno scandalo che non solo richiede di essere affrontato anzitutto in termini economici, ma che va affrontato anche, e non meno urgentemente, come una malattia sociale, dal momento che la nostra gioventù viene derubata della speranza e vengono sperperate le sue grandi risorse di energia, di creatività e di intuizione”. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero