Con gli studi, Paolo Palmisani, 24 anni, non è mai andato troppo d'accordo. L'università sì, forse. Ma poi l'idea è tramontata. Troppo...
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E così, da qualche mese Paolo aveva iniziato a lavorare nell'azienda edile dove è impiegato il papà Filippo. E da qualche mese lo zio Remo gli aveva prestato una casetta vicino alla sua e a quella del padre, un tempo appartenuta al suocero. Un modo per responsabilizzarlo dicono i parenti. Anche sul lavoro, però, l'impegno non era dei più zelanti. Perché Paolo, come molti dei suoi coetanei, che covano ambizioni ma non sanno dare un giusto peso alla parola sacrificio, amava vivere di notte. Girare per i locali di Alatri, tanti quelli che negli anni hanno aperto nel centro storico, vicino alla piazza, tra i vicoli. Punti di incontro, come solo le città di provincia possono raccontare, e luoghi di divertimento che a volte bisogna inventare per rompere la routine.
EQUILIBRI DIFFICILI
Ieri tra i vicoli e le strade, nei bar di Alatri non si parlava d'altro. Perché nella piccola cittadina, non distante da Frosinone, si conoscono tutti. Poche anime, tutte identificabili, tutte conosciute. Scanzonato e all'occasione irriverente, socievole con le ragazze, attento al look: abiti alla moda, capelli sempre in ordine. Gel a portata di mano. Il profilo che adulti e ragazzi tracciavano ieri di Paolo era quello di un giovane «come tanti, che amava divertirsi ma che da un po' - spiegavano alcuni passanti intorno a piazza Santa Maria Maggiore - aveva iniziato a frequentare brutta gente». E poi quello spaccato familiare che continuava in parte a rattristrarlo. La madre di Paolo, una donna polacca, ha abbandonato Alatri da anni e con questa anche il figlio con cui aveva sporadici contatti. Papà Filippo, poi, prima di lui aveva avuto un altro figlio, Patrizio, la cui madre è la stessa di Mario Castagnacci. In sostanza, equilibri in parte precari ma pur sempre intatti. Almeno all'apparenza.
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Il Messaggero