Il giallo di Sana Cheema, morta in Pakistan: il corpo verrà riesumato per l'autopsia

Il giallo di Sana Cheema, morta in Pakistan: il corpo verrà riesumato per l'autopsia
MILANO Omicidio, assicurano gli amici. Un malore, sostiene la famiglia. Sarà l’autopsia a stabilire come è morta Sana Cheema, 25 anni, nata in Pakistan ma...

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MILANO Omicidio, assicurano gli amici. Un malore, sostiene la famiglia. Sarà l’autopsia a stabilire come è morta Sana Cheema, 25 anni, nata in Pakistan ma cresciuta a Brescia e cittadina italiana dallo scorso settembre. E’ partita per Gujarat, la sua città d’origine, e non ha più fatto ritorno: qui è stata seppellita dopo che il suo cuore ha smesso di battere il giorno dopo il ricovero in ospedale e ora il corpo verrà riesumato.

CONTRASTI CON LA FAMIGLIA
Lo hanno deciso le autorità pakistane che hanno aperto un’inchiesta, disponendo inoltre che il padre e uno zio della giovane non possano lasciare il Paese. L’autopsia sarà eseguita nei prossimi giorni, una decisione per fare piena luce sul caso e chiarire se la giovane sia stata uccisa dal padre e dal fratello - stando alle voci circolate nella comunità pakistana bresciana - perché si è ribellata a un matrimonio combinato o se invece il decesso sia avvenuto per infarto, come ripete la stessa famiglia e come fino a prima dell’apertura dell’inchiesta riteneva anche la polizia pakistana. «Stava bene quando ha lasciato l’Italia», riferiscono gli amici di Sana che abitano nello stesso quartiere a Brescia. Qui non si parla d’altro che della triste storia della giovane, cresciuta in città e diplomata al liceo De Andrè. «Una ragazza vivace intellettualmente, ricordo che aveva contrasti con la famiglia», racconta un’insegnante. «Avevo convocato i genitori perché non volevano lasciarla andare in gita. Lei pensava all’occidentale, loro erano tradizionalisti». Le liti, soprattutto con il padre, erano frequenti, un anno fa Sana è anche finita al pronto soccorso a seguito di una discussione sfociata nella violenza.
AREA SOTTO SEQUESTRO

Il padre era ossessionato dalla ricerca di un marito per lei. Doveva essere pakistano e magari riportarla a vivere in patria, dove i Cheema hanno mantenuto salde radici. Lei invece stava bene a Brescia, gestiva un’autoscuola tutta sua e non aveva intenzione di cambiare modo di vivere. In ogni caso quel viaggio a Gujarat non pareva preoccuparla, almeno in apparenza. La sua morte è stata improvvisa: dal Pakistan è arrivato in Italia un certificato medico che testimonierebbe un ricovero in ospedale l’11 aprile scorso, pochi giorni prima del decesso, per problemi legati alla pressione bassa. «L’area dove è stata sepolta è sotto sequestro, i due parenti sotto indagine» conferma Raza Asif, segretario nazionale della comunità pakistana in Italia e in stretto contatto con il governo del Pakistan. Nel frattempo da Roma la Farnesina fa sapere che «segue la vicenda di Sana Cheema e tramite l’ambasciata ad Islamabad è impegnata ad acquisire informazione dalle autorità locali per definire le circostanze del caso e prestare ogni assistenza che dovesse risultare necessaria». Il segretario della comunità pakistana in Italia continua a ripetere: «In pochi giorni avremo risposte certe. Oggi è il primo passaggio formale con l’autopsia, il sequestro della zona dove è stata sepolta e il divieto a zio e padre di lasciare il Pakistan».
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Il Messaggero