Ostaggio giapponese decapitato dall'Isis, i dubbi sul video: ecco tutte le anomalie

Ostaggio giapponese decapitato dall'Isis, i dubbi sul video: ecco tutte le anomalie
Anomalo. Così viene descritto dagli analisti il video con cui lo Stato Islamico ha diffuso la notizia dell'avvenuta esecuzione del primo ostaggio giapponese. Su molti siti...

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Anomalo. Così viene descritto dagli analisti il video con cui lo Stato Islamico ha diffuso la notizia dell'avvenuta esecuzione del primo ostaggio giapponese. Su molti siti internazionali che, a livello giornalistico, si occupano di monitorare i prodotti mediatici di Isis o di altre organizzazioni terroristiche non solo di matrice jihadista, sono stati sottolineati alcuni elementi che prima di adesso non avevano mai caratterizzato i video con gli ostaggi dell'autoproclamato Stato Islamico.




Niente loghi, pessima qualità audio e video, niente citazioni dal Corano. L'assenza di questi elementi ha addirittura fatto venire più di un dubbio sull'autenticità del video. Dubbi che però sarebbero stati fugati dal governo giapponese che qualche ora fa ha dichiarato che le immagini hanno un'elevata probabilità di essere autentiche, così come (purtroppo) l'avvenuta esecuzione dell'ostaggio.


Ciò che però costituisce la vera anomalia del video é la sua distribuzione. Non compaiono infatti i consueti link e le condivisioni nei social - soprattutto Twitter - che normalmente si fanno promotori della loro pubblicazione. Non vi è alcun dibattito, anche attraverso slogan ed hashtag creati ad hoc, sul suo valore. Di fatto nel video manca anche il consueto "messaggio al popolo e al governo (in questo caso del Giappone)" cui lo stato islamico ci aveva abituato. E dopo aver fatto una breve comparsa nei forum di Isis, il video è stato immediatamente rimosso secondo una procedura fino ad oggi inconsueta.




Anche la decisione di abbandonare la richiesta di denaro per la liberazione del secondo ostaggio, a favore di uno scambio con una "vedova nera" (una donna responsabile di atti terroristici) detenuta in Giordania, sembrerebbe indicare un cambio di strategia da parte degli uomini di Isis. Forse un primo segno di debolezza, un primo concreto effetto dei bombardamenti della coalizione occidentale che, oltre ad uccidere molti combattenti (6.000 secondo gli americani), avrebbe notevolmente ridotto le capacità di estrazione e vendita del petrolio grazie al quale lo Stato Islamico ha costruito il suo potere in Siria e Iraq.



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Il Messaggero