Blitz contro Cosa nostra, 23 indagati: collusioni con Matacena nella gestione dei traghetti Sicilia

Blitz contro Cosa nostra, 23 indagati: collusioni con Matacena nella gestione dei traghetti Sicilia
Dalle prime ore di questa mattina, i carabinieri stanno eseguendo, nella provincia di Catania, un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa su richiesta della locale...

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Dalle prime ore di questa mattina, i carabinieri stanno eseguendo, nella provincia di Catania, un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa su richiesta della locale procura distrettuale antimafia, nei confronti di 23 indagati per associazione mafiosa, estorsione, illecita concorrenza e intestazione fittizia di beni.


Al centro delle indagini del Ros l'infiltrazione di Cosa nostra nei settori dei trasporti marittimi e terrestri, dell'edilizia e della grande distribuzione alimentare.



Nel corso delle indagini, sono stati documentati anche rapporti collusivi con imprenditori ed amministratori locali. Sequestrati beni aziendali e quote societarie per circa 50 milioni di euro.



Dall'inchiesta è emerso come proprio la mafia catanese fosse in affari con una società riconducibile ad Amedeo Matacena per la gestione dei traghetti sullo Stretto di Messina. Secondo quanto ricostruito, una società facente capo in realtà agli Ercolano e i fratelli Aiello, aveva stipulato con un'altra società riconducibile ad Amedeo Matacena, un contratto di affitto di tre navi da utilizzare come vettori per i collegamenti tra la Sicilia e la Calabria. L'attività si protrasse con ottimi risultati nei mesi a cavallo tra gli anni 2005 e 2006, fino a quando, per ragioni legate a scelte effettuate da un'altra società estranea alle indagini, si interruppe improvvisamente la navigazione.



L'inchiesta ha riguardato l'evoluzione di Cosa Nostra subito dopo l'indagine 'Iblis' e ha confermato la vocazione imprenditoriale della 'famiglià catanese, infiltratasi in vari settori tra cui i trasporti per iniziativa del boss Enzo Ercolano figlio del capomafia deceduto Giuseppe e fratello di Aldo, condannato all'ergastolo. Ercolano ha operato con la collaborazione di altri indagati.



«È un'attività che si inquadra in una manovra investigativa molto ampia che i carabinieri del Ros e quelli di Catania negli ultimi anni hanno condotto con le altre forze di polizia e che conferma che Cosa nostra catanese è particolarmente effervescente ed operativa con una spiccata vocazione imprenditoriale». Lo ha detto il generale Mario Parente, comandante del Ros,, commentando con i giornalisti a Catania i risultati dell'operazione «Caronte». «Sicuramente, per colpire le organizzazioni mafiose - ha aggiunto - non si può prescindere dall'aggressione ai patrimoni ed anche in questo caso c'è stata la possibilità di approfondire gli ingenti interessi che la famiglia mafiosa catanese aveva accumulato negli anni, con diversificate attività imprenditoriali». «Nel provvedimento di sequestro - ha concluso Parente - figurano 31 imprese riconducibili al sodalizio indagato. Questo dà una fotografia molto chiara di quella che è la realtà criminale ed imprenditoriale di Catania».
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Il Messaggero