Onu, nel saluto a Ban Ki Moon la Russia censura i gay

Onu, nel saluto a Ban Ki Moon la Russia censura i gay
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NEW YORK – Ha vinto l'intolleranza. Al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite due giorni fa, la Russia a posto il veto. E non stiamo parlando di guerre nel Medioriente, o di sanzioni contro qualche paese. La Russia si è rifiutata di ringraziare Ban Ki moon per lo sforzo che nei suoi 10 anni da Segretario generale dell'Onu ha compiuto per difendere i diritti dei gay.


Mercoledì scorso i 15 membri del Consiglio di Sicurezza hanno scritto un messaggio per salutare il 71enne Ban Ki moon che il primo gennaio torna a vita privata e passa la guida dell'Onu al successore, il portoghese Antonio Guterres. Il messaggio conteneva una valutazione molto positiva del lavoro che il sud coreano ha compiuto nei suoi due mandati per combattere la fame, la povertà, la guerra, i cambiamenti climatici. Nel documento, a un certo punto, si sottolineava anche come avesse «ascoltato ed assistito le donne, i giovani e i membri della comunità omosessuale», e come grazie a lui oggi «le loro voci sono più forti ed ascoltate sia alle Nazioni Unite sia nel mondo».

Effettivamente durante la guida di Ban, l'Onu si è battuta per dare l’eguaglianza dei diritti anche ai gay, e ha cercato di ottenere che almeno venisse decriminalizzata nei Paesi più conservatori. E tuttavia in almeno 73 paesi oggi l'omosessualità rimane un crimine per cui si rischia la prigione.

Al momento di votare il documento di saluto di Ban, c'è stata l'opposizione della Russia che ha chiesto esplicitamente che la parola "omosessuali" venisse tolta. Difatti il documento finale non la conteneva. Quando L'ambasciatore spagnolo Roman Marchesi ha letto il saluto al Segretario generale, invece citare «le donne, i giovani e i membri della comunità omosessuale» si citavano genericamente «individui vulnerabili e marginalizzati». Niente riferimento ai gay.


Ma al Palazzo di Vetro i gay Ban non lo dimenticheranno: è stato per suo merito che nel 2014 le Nazioni Unite hanno riconosciuto il matrimonio gay dei propri dipendenti. Solo l’anno scorso a Russia, alla guida di un gruppo di Paesi che fra gli altri includeva anche l’Arabia Saudita, la Cina, l’Iran, ha tentato di abolire il provvedimento, senza riuscirci.
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Il Messaggero