La richiesta di rinvio a giudizio arriverà prima di Natale. E il caso dell'omicidio di Luca Varani sarà in aula già all'inizio del nuovo anno. Gli...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Intanto, la strategia difensiva e la psicologia dei due indagati emerge dalle intercettazioni avvenute in carcere, durante gli incontri con i familiari. Per Marco Prato c'è solo il padre a fargli visita. La madre no, non se la sente proprio «dopo quello che è successo». I due non fanno mai accenno alla vittima, perché Marco chiede soprattutto una buona assistenza legale. E poi la televisione, e tutto quello che possa mettere in luce i suoi problemi psicologici. «Chiama Franca Leosini - dice al padre - cerca di farla interessare al mio caso». Leosini è la giornalista di Rai 3 che è riuscita a intervistare, nel suo Storie maledette, i maggiori killer italiani.
LA LETTERA
L'ex pierre sembra vivere in una situazione di mezzo, ancora non cosciente di quello che ha commesso. «Controllate il mio facebook? E gli amici che scrivono?», chiede. L'unico accenno a Varani è quando racconta di aver ricevuto una lettera, regolarmente firmata, dover viene minacciato. «E' di uno che è andato al funerale di Luca - spiega al genitore - Dice che mi sta aspettando». E il padre commenta: «Dopo quello che è successo, perché le cose trovino un loro equilibrio ci vorranno anni».
Manuel Foffo ha spesso con sé il fratello, qualche volta il padre e la madre, che puntualmente respinge, trattandola male. Ma la sua vita in carcere è fatta di umori altalenanti. E mentre la famiglia cerca soluzioni e vie d'uscita, lui passa dal disorientamento alla confusione, dalla presa di coscienza alla disperazione. Suicidio, lo ripete spesso, e il fratello gli dice cose assurde sulla vittima per indurlo a ripensarci. «Non fare sciocchezze - cerca di convincerlo - io non ce la faccio a sopportare anche questo, la mia vita sarebbe totalmente rovinata». Ma il vero tarlo del detenuto Foffo è il pensiero di essere considerato un omosessuale. E non è solo un problema di accettazione di una sessualità diversa da quella etero, è il centro di tutto, è l'unica ragione. «Vuoi che ti dica la verità? - si sfoga con il fratello - a me non me spaventa famme il carcere, sinceramente...me spaventa...sicuro, che dovrò anna' a discute, perché se a me qualcuno me dice fr... Ormai me considerano così in tutta Roma. Forse sono più pronto per l'ergastolo che a essere definito un depravato o un deviato sessuale».
Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero