Cala per sempre il sipario su uno dei nove imputati condannati dalla Corte di Assise di Taranto al processo di primo grado per l'omicidio della quindicenne di Avetrana Sarah ...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Le due donne sono state condannate all'ergastolo quali esecutrici materiale dell'uccisione di Sarah. Cosma, che si era sempre proclamato innocente, venne arrestato insieme a Carmine Misseri il 23 febbraio 2011, ma il successivo 10 marzo il provvedimento restrittivo fu annullato dal Tribunale del Riesame. «Sono stato in carcere 16 giorni da innocente - furono le prime parole di Cosma, riferite dal suo legale Raffaele Missere, una volta tornato in libertà - ora sono felice, ma spero che finisca tutto al più presto. Mi devono spiegare perchè è accaduto tutto questo. Non avrei mai fatto quello che mi contestano, occultare il cadavere di una bambina. È stata una esperienza terribile. Sono stato diversi giorni in isolamento senza televisioni, senza giornali. Spero che sia fatta giustizia».
Per la Procura della Repubblica di Taranto, invece, Cosma aiutò lo zio Michele Misseri ad occultare il corpo di Sarah in un pozzo-cisterna in contrada Mosca, nelle campagne di Avetrana. Sul suo coinvolgimento nell'inchiesta giocarono un ruolo una serie di intercettazioni telefoniche e ambientali che per gli inquirenti - tesi accolta poi dalla Corte di Assise di Taranto - avrebbero dimostrato la partecipazione di Cosma alla fase successiva al delitto. Nel novembre scorso Cosma era incappato in un'altra disavventura giudiziaria: condannato ad un anno e quattro mesi perchè avrebbe partecipato, insieme a due parenti, ad una spedizione punitiva nei confronti di un uomo accusato di aver molestato la nipote di 16 anni.
Ora che le motivazioni della sentenza Scazzi sono state depositate dopo 11 mesi, attendeva con il suo legale di ricorrere in appello per cercare di dimostrare di non aver aiutato lo zio a nascondere il corpo di Sarah. Troppo tardi, al cospetto del destino. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero