«Ho rubato la pistola dal garage di mio suocero e anche le munizioni che mi hanno trovato in tasca i carabinieri: quindici giorni fa ha provato a uccidermi e per questo...
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Una versione dei fatti che la difesa, rappresentata dall'avvocato Antonio Verde, sostiene di poter provare sia con dei file audio che la procura di Napoli Nord acquisirà a breve, sia con un video. D'Aponte ha pianto per tutta la durata dell'udienza: «È stato un incidente: ho mostrato la pistola a Stefania per farle vedere a cosa mi aveva ridotto suo padre, costringendomi a girare armato lei si è spaventata dicendo e ha cercato di prenderla, le ho detto di stare attenta ma poi è partito il colpo». «Quella mattina avevamo fatto pace, le avevo portato in peluche e ci siamo anche baciati: non c'è stata alcuna lite». Il gip si è riservato la decisione rispetto alla convalida del fermo per omicidio volontario aggravato dai maltrattamenti: si esprimerà nel pomeriggio. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero