Uccisa dal marito a Napoli, lui: «Mio suocero tentò di ammazzarmi, perciò gli rubai la pistola»

Uccisa dal marito a Napoli, lui: «Mio suocero tentò di ammazzarmi, perciò gli rubai la pistola»
«Ho rubato la pistola dal garage di mio suocero e anche le munizioni che mi hanno trovato in tasca i carabinieri: quindici giorni fa ha provato a uccidermi e per questo...

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«Ho rubato la pistola dal garage di mio suocero e anche le munizioni che mi hanno trovato in tasca i carabinieri: quindici giorni fa ha provato a uccidermi e per questo avevo paura»: si difende così Carmine D'Aponte durante l'interrogatorio di convalida del fermo che si è concluso poco fa in carcere, a Poggioreale. Al gip di Napoli Nord, Fabrizio Finamore, il 33enne accusato di avere sparato alla giovane moglie, Stefania Formicola, ha raccontato che «mio suocero mi stava ammazzando in cucina, a casa sua, alla presenza del maggiore dei miei figli: se sono vivo, lo devo a Stefania: spostò la mano del padre all'ultimo momento e il proiettile uscì dalla finestra».

Una versione dei fatti che la difesa, rappresentata dall'avvocato Antonio Verde, sostiene di poter provare sia con dei file audio che la procura di Napoli Nord acquisirà a breve, sia con un video. D'Aponte ha pianto per tutta la durata dell'udienza: «È stato un incidente: ho mostrato la pistola a Stefania per farle vedere a cosa mi aveva ridotto suo padre, costringendomi a girare armato lei si è spaventata dicendo e ha cercato di prenderla, le ho detto di stare attenta ma poi è partito il colpo». «Quella mattina avevamo fatto pace, le avevo portato in peluche e ci siamo anche baciati: non c'è stata alcuna lite». Il gip si è riservato la decisione rispetto alla convalida del fermo per omicidio volontario aggravato dai maltrattamenti: si esprimerà nel pomeriggio.  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero