In ballo ci sono le Olimpiadi invernali del 2026, e quindi Chiara Appendino prova lo slalom gigante. La sindaca di Torino, dopo la riunione di venerdì sera con la sua...
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Dal Coni, però, vista come è nata questa faccenda e memori dell'ustione romana, commentano con un certo gelo la lettera firmata dalla sindaca della Mole. Giovanni Malagò si limita a pronunciare quattro parole di accompagnamento alla notizia: «Martedì vado al Cio». E cioè a Losanna, per un incontro con il Comitato olimpico internazionale.
I DUBBI
A Palazzo H, sede del Coni, storcono la bocca per la piega presa (anche) da questa corsa a cinque cerchi, dopo il «no» di Virginia Raggi a Roma 2024. E mettono in fila un po' di fatti: Milano nel 2019 ospiterà la sessione del Cio che assegnerà i Giochi invernali del 2026. Da regolamento la candidatura vincente deve essere diversa dal Paese che ospita la sessione del Cio. Quindi niente Italia. Ma in caso di deroga, è più facile che arrivi l'«ok» a Milano che quello a Torino (pronta a ospitare semmai qualche gara, per via degli impianti già esistenti). Ma queste sono sottigliezze, di fondo al Coni non si fidano nemmeno di questa amministrazione pentastellata. Vista, appunto, anche la genesi della sudatissima lettera partita ieri da Torino. Tecnicamente Appendino non parla di manifestazione d'interesse ma «di avanzare la richiesta di accedere alla fase di dialogo con il Cio». Ma soprattutto appena diramata la notizia esce una nota del gruppo M5S - dove ci sono anche i quattro consiglieri «no-giochi» - che si capisce essere frutto di lunga, meditata e forse poco convinta sintesi. Da una parte si dà «l'appoggio» alla sindaca, dall'altra si sottolinea, quasi a voler fare subito un passo indietro, che «il Movimento 5 stelle lavorerà con serietà nei prossimi mesi per capire se esistano i presupposti di sostenibilità economica, ambientale e sociale per procedere ad una eventuale candidatura». Il tutto, si legge, nel «rispetto delle valutazioni personali dei singoli consiglieri».
LA RIUNIONE
Il via libera, ma con molta moderazione e diverse sfumature, alle Olimpiadi è scattato venerdì notte. Dopo un lungo lavoro diplomatico messo in piedi dalla deputata Laura Castelli per tenere insieme la sindaca e il gruppo M5S. Da una parte infatti i quattro consiglieri del «no» a tutto (dai Giochi alla Tav, passando per qualsiasi grande opera), dall'altra i «pragmatici» alla Di Maio per il «sì», come da benedizione di Beppe Grillo.
In mezzo, appunto, Appendino impegnata a non deludere i salotti buoni sabaudi, che non avrebbero perdonato alla bocconiana la resa e il «non averci nemmeno provato». Sicché missione compiuta, o quasi. E così alla fine è partita la lettera al Coni, firmata dalla sindaca è motivata con il «sì» della Città metropolitana, ma non con quella di Palazzo Civico, cioè il Comune. Dal Pd dicono che «è solo un escamotage tattico che fa emergere la paura ed è un segno di grande debolezza politica». Da Forza Italia auspicano «che tutto il M5s segua l'impegno della sindaca, senza spinte negative nel proseguimento della proposta». Intanto Milano tace e si muove dietro le quinte, così come l'ipotesi Dolomiti, avanzata dal governatore leghista veneto Luca Zaia.
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Il Messaggero