Sarebbe sotto interrogatorio da questo pomeriggio uno dei tre sospettati nel caso Monni-Masala, e si tratterebbe di un minore di un paese del Goceano, regione della provincia di...
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La vicenda, dopo il silenzio stampa imposto stamani dalla procura di Nuoro sembra essere alle battute finali. Ormai i due fascicoli per il delitto dello studente 19enne e la scomparsa del 29enne di Nule (Ss), Stefano Masala, sono stati unificati e gli inquirenti mantengono il più stretto riserbo sull'evoluzione delle indagini.
C'è da far luce principalmente su alcuni fatti: primo, se la Opel Corsa grigia sulla quale si è allontanato giovedì sera da casa sua Masala (e trovata bruciata sabato mattina nelle campagne di Pattada) sia la stessa che hanno usato i killer per uccidere Monni. Poi: chi era presente in quella sala da ballo di Orune la sera del 13 dicembre per 'Cortes Apertas', quando scoppiò la rissa tra gli orunesi e i nulesi che fecero apprezzamenti pesanti sulla fidanzata di Gianluca Monni che la difese insieme ai giovani del paese. E ancora: quella pistola che è comparsa nella sala da ballo chi l'ha tirata fuori per minacciare gli orunesi.
E soprattutto, che fine ha fatto quell'arma? Masala sarebbe entrato infatti nella vicenda suo malgrado perché forse presente a Orune per la festa di Cortes Apertas e questo è un altro aspetto su cui far luce. Manca ancora il tassello della sua scomparsa, anche se ormai si pensa al peggio. Potrebbe essere stato ucciso. La stretta finale, con tre sospettati, sembra essere imminente, ma dagli inquirenti, dopo il silenzio stampa imposto dalla procura non trapela nulla.
Intanto da Orune arriva un appello all'assassino di Gianluca Monni: «Se sei un uomo - dicono gli orunesi - costituisciti». E suonano pesanti anche le parole del vescovo di Nuoro, monsignor Mosè Marcia, a Radio Vaticana: «Non è una comunità disperata, è una comunità affranta, ma è anche una comunità che gioca con le armi: ci sono troppe armi in giro». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero