Nove anni di sanzioni Onu - quelle che l’allora presidente Ahmadinejad definì «carta straccia» - e di isolamento internazionale, 36 anni di rottura...
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BASTA SANZIONI
Le sanzioni saranno tolte gradualmente, con restrizioni per quel che riguarda il trasferimento all'Iran di tecnologia nucleare per scopi pacifici (10 anni). Resterà in vigore anche l’embargo sulle armi per 5 anni e quello sulla tecnologia necessaria per i missili balistici per 8 anni. Il documento consente però la fornitura a Teheran di tale tecnologia e quella di armi pesanti - tra cui carri armati, navi da guerra ed elicotteri - se approvato dal Consiglio di Sicurezza, che valuterà caso per caso. Inoltre nella risoluzione vengono elencate 36 persone ed entità riconducibili alla Repubblica Islamica che non saranno più soggette a restrizioni, come il congelamento dei beni o il divieto di viaggio.
A piccoli passi si dovrebbe arrivare anche al pieno ripristino delle relazioni diplomatiche tra Washington e Teheran. E altrettanto gradualmente l’Iran tornerà a muoversi liberamente nel campo dell’economia con ripercussioni positive anche sull’export italiano. Negative, invece, in un quadro già allarmante per il precipitare del prezzo del barile, le ripercussioni nel settore energetico. L’Iran sta per tornare a pieno regime nella produzione del petrolio con il barile che ha sfondato quota sotto i 30 dollari e l’impatto - secondo la Banca mondiale - potrebbe determinare un crollo di un altro 30%.
PAESE IN FESTA
Ma oggi per l’Iran non è tempo di conti ma di festa. Una festa cominciata già alcune ore prima dell’annuncio da Vienna con la liberazione, a Teheran, di cinque cittadini statunitensi incluso Jason Rezaeian, il capo dell'ufficio iraniano del Washington Post. Jason Rezaian, 40 anni, con doppia cittadinanza americana e iraniana, era stato arrestato il 22 luglio 2014 assieme alla moglie Yeganeh Salehi, anche lei giornalista. Ma mentre la donna fu rilasciata dopo qualche mese, Rezaian è rimasto in carcere; quattro i capi d'accusa, tra cui spionaggio e propaganda contro il governo. Il processo, a porte chiuse, è iniziato lo scorso 26 maggio e finito con verdetto di colpevolezza, senza che la pena venisse resa nota. Gli altri liberati, tutti con doppia cittadinanza, sono Amir Hekmat, veterano dei Marine, il pastore protestante Saeed Abedini e Nosratollah Khosrawi. Ai quattro, la cui liberazione faceva parte degli accordi, è stato aggiunto anche lo studente Matthew Trevithick. Per contro Washington ha offerto la scarcerazione di sette iraniani detenuti negli Stati Uniti e il ritiro delle accuse verso altri 14 iraniani. Hillary Clinton, invece, ha chiesto nuove sanzioni per i test balistici.
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Il Messaggero