Terrorismo, la Norvegia: estrderemo il mullah Krekar se sarà condannato

Foto di repertorio di una parata dell'Isis in Iraq
Rischia di diventare un caso internazionale, la vicenda dell'imam processato in Italie e considerato uno dei più pericolosi mujahiddin in circolazione, fermato nelle...

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Rischia di diventare un caso internazionale, la vicenda dell'imam processato in Italie e considerato uno dei più pericolosi mujahiddin in circolazione, fermato nelle scorse settimane in Norvegia. Il ministro della giustizia norvegese ha annunciato oggi che il mullah Krekar sarà estradato in Italia se sarà condannato dal tribunale di Bolzano nel processo già in corso e che continuerà lunedì 15 gennaio. E questo sebbene l'Italia dopo la cattura non abbia inviato alcuna richiesta di estradizione, suscitando le ire dei norvegesi. 


Krekar, vero nome Najmuddin Faraj Ahmad, 61 anni, vive in Norvegia come rifugiato dal 1991. Ex leader "spirituale" del gruppo curdo integralista Ansar al-Islam, pur non essendo mai stato in Italia, è accusato di essere a capo di una cellula che agiva a Merano e che voleva preparare attentati in Europa e reclutare combattenti per la jihad. «Se viene condannato in Italia, sconterà la sua pena in Italia, me ne occuperò personalmente», ha assicurato il ministro Per-Willy Amundsen. Krekar è stato anche condannato in Norvegia per minacce al primo ministro Erna Solberg e per essersi compiaciuto dell'attentato a Charlie Hebdo nel 2015.

Un anno fa, 
la premier Erna Solberg aveva reso pubblica la notizia che Kerkar sarebbe stato presto liberato: attualmente vive in Norvegia ma sprovvisto di documenti. Una scelta accompagnata dall'irritazione contro l'Italia. La Procura norvegese aveva poi spiegato di aver ricevuto dal ministero italiano della Giustizia una lettera, spedita il 25 novembre, in cui si comunicava la marcia indietro giustificata da una sentenza emessa da un “tribunale italiano” nel marzo 2016 che aveva svuotato di ogni requisito la richiesta di estradizione. Immediata la replica del ministero della Giustizia, dal quale avevano precisato che non c’era stata rinuncia, ma più semplicemente che non c’era alcuna disposizione da eseguire dal momento che la magistratura, ovvero il gip di Trento, aveva revocato l’ordinanza di custodia cautelare nei confronti del Mullah. 


Il mullah Krekar è imputato a Bolzano insieme ad altre cinque persone - Rahim Karim Twana, Hamasalih Wahab Awat, Abdul Zana Rahim, Jalal Kamil Fatah e Bakr Hamad - con l'accusa di associazione per delinquere con finalità terroristiche. Secondo l'accusa, infatti, Krekar sarebbe il «capo spirituale» della cellula jihadista Rawthi Shax, smantellata a seguito dell'indagine del Ros di Trento, coordinata dal Procuratore della Dda Davide Ognibene. Il processo a carico dei sei presunti jihadisti era partito nel marzo scorso davanti alla Corte d'Assise di Bolzano, presieduta dal giudice Carlo Busato. Nessuno dei sei imputati, tutti difesi d'ufficio dall'avvocatessa Enrica Franzini, ha mai presenziato alle udienze. Il 15 gennaio il processo dovrebbe entrare nel vivo, dopo che negli scorsi appuntamenti erano state esaminate le eccezioni e disposte le trascrizioni delle intercettazioni da parte di un perito. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero