Noemi, il gip: «Il fidanzato è borderline, non ha sensi di colpa»

Noemi, il gip: «Il fidanzato è borderline, non ha sensi di colpa»
«Un'organizzazione borderline di personalità con capacità intellettive al limite». È questa la patologia di cui soffrirebbe Lucio, il 17enne...

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«Un'organizzazione borderline di personalità con capacità intellettive al limite». È questa la patologia di cui soffrirebbe Lucio, il 17enne che ha confessato di avere ucciso Noemi Durini, la sua fidanzata 16enne. È quanto emerge nel decreto di convalida del gip del Tribunale per i Minorenni di Lecce Ada Colluto, in riferimento alla relazione neuropsichiatrica psicologica del dipartimento di salute mentale dell'Asl di Lecce redatta lo scorso 14 settembre. Per il gip, il giovane «non manifesta cenni di reale senso di colpa».

 
Nel decreto di convalida del fermo il gip ritiene che sussista un pericolo di fuga, c'è la possibilità che «egli non rimanga coerente in quel suo atteggiamento rispetto alla vicenda e si renda irreperibile magari anche per cercare di risolvere a suo modo la situazione di totale avversione sociale che avverte nei confronti suoi e della sua famiglia».

Lucio, che oggi è stata trasferito nel carcere minorile di Bari, è accusato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, dalla crudeltà e dai futili motivi. Nelle otto pagine del provvedimento, il giudice minorile evidenza come il 17enne «non manifesta cenni di reale senso di colpa dovendo essere portato a prendere coscienza della gravità del fatto con un percorso trattamentale altamente specialistico, nell'ambito del quale saranno tenuti in debita considerazione anche gli aspetti scolastici e formativi».

Tutti elementi comunque che secondo il magistrato «non possono portare in ogni caso a ritenere in questa fase che» il ragazzo «non fosse pienamente in grado di intendere e di volere nel momento in cui ha commesso l'azione delittuosa». «È evidente - conclude - che allo stato non è possibile soddisfare le esigenze cautelari con misure meno gravi, mentre proprio un contesto totalizzante, pienamente regolato e separato come quello dell'I.P.M può consentire di creare le condizioni minime per la profonda ricostruzione della personalità». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero