Hanno comprato la sua complicità per cinquanta euro: le hanno consegnato un giubbotto esplosivo e le hanno ordinato di farsi esplodere in un luogo affollato. Una 14enne ha...
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Tuttavia, quando erano pronte per compiere una strage, sono state individuate dalla polizia: le due, infatti, si muovevano in maniera sospetta e hanno attirato l'attenzione degli agenti che sono riuscite a fermarle. La protagonista del racconto, ripresa dalle telecamere con un hijab giallo in testa, ha obbedito agli ordini sfilandosi il giubbotto, mentre l'altra si sarebbe fatta esplodere ugualmente.
Le forze che combattono Boko Haram vedono la nuova strategia come un segno di disperazione da parte dell'organizzazione terroristica che, da otto anni, cerca di rovesciare il governo nigeriano e imporre uno Stato islamico nel Paese. «Si tratta di bambini e bambine molto sfortunati - ha detto Lucky Irabor, un generale che lotta contro i terroristi - Vengono impegnati come corrieri di morte in questi atti ignobili perpetrati dai terroristi di Boko Haram. A mio avviso si tratta di un puro e semplice atto di disperazione».
Intanto il Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite ha dichiarato che la crisi, che si è diffusa dal nord Nigeria in Camerun, Ciad e Niger, deve generare «preoccupazione a livello globale». Una crisi che al momento coinvolge soprattutto le migliaia di sfollati costretti a lasciare i loro villaggi finiti nella mani dei terroristi. Tra di loro ci sono le cosiddette “spose di Boko Haram”, ragazze rapite e costrette a unirsi in matrimonio con i combattenti. Dopo le violenze, le botte e gli stupri, chi è riuscito a scappare viene ora emarginato dalla propria comunità. «Tutti sanno che i nostri mariti erano di Boko Haram - ha raccontato Rabi Ali, 17 anni - Adesso le persone della nostra comunità hanno paura: pensano che, se stiamo con loro, un giorno potremmo svegliarci e decidere di ucciderli». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero