Nicola Marra, dolore ai funerali del ventunenne morto a Positano

Nicola Marra, i funerali. L'ultimo saluto al 21enne morto a Positano: «Vittima di una società distratta»
Dolore, rabbia e tante lacrime. Non si rassegna alla terribile realtà la famiglia di Nicola Marra, il ragazzo di soli 21 anni che ha perso la vita in un tragico incidente...

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Dolore, rabbia e tante lacrime. Non si rassegna alla terribile realtà la famiglia di Nicola Marra, il ragazzo di soli 21 anni che ha perso la vita in un tragico incidente la notte di Pasqua. Secondo l’autopsia, il giovane napoletano, di ritorno da una serata in discoteca a Positano, sarebbe deceduto sul colpo dopo un volo di circa 70 metri.


I funerali del giovane si sono svolti alle 15 di questo pomeriggio nella chiesa di Santa Caterina a Chiaia. Presenti alla funzione i familiari e tutti gli amici e le persone care che hanno voluto dare un ultimo saluto a Nicola. Durante la cerimonia la madre del ragazzo ha avvertito un malore e una ragazza è svenuta.

In chiesa è stato letto un brano dal libro Sapienza, quello in cui è scritto: «Preziosa agli occhi del Signore è la morte dei giusti», poi un brano sulla resuscitazione di Lazzaro dal Vangelo. Toccanti le parole di Padre Calogero, priore dei francescani: «Ci si sente inadeguati di fronte alla tragedia di un giovane e di un amico per quanti abbiano avuto nel corso della sua breve vita un qualunque tipo di relazione. Mi è venuto in mente quanto rappresentato nella via Crucis che inizia proprio con una condanna: Cristo viene condannato in maniera ingiusta. Possiamo sentirci rappresentati ciascuno di noi: le condanne non sono solo quelle dei tribunali, anche Nicola è vittima di una società molte volte distratta verso le aspettative dei giovani, silente e opportunista, che segue la logica del produrre e dell’apparire. Tutti siamo vittime e artefici di un sistema che non è immutabile ma che può cambiare se ognuno di noi si impegna, se davanti a tragedie come queste ci chiediamo non chi vogliamo apparire ma chi vogliamo essere. Puntiamo a vivere sulla sostanza e non sull’apparenza, non sull’effimero. Oggi gli educatori vivono tantissime difficoltà, ma questo è l’impegno che dobbiamo prendere: dare senso alla nostra vita. La seconda stazione è quella del Cireneo: solidarietà, impegno, capacità di vedere i bisogni degli altri non dando qualcosa ma dando noi stessi. Quanti disagi oggi si vivono ma ognuno pensa alla sua vita. Nicola conclude la sua vita terrena proprio la notte di Pasqua mentre tutta la cristianità contemplava la morte di Cristo e noi non possiamo non credere e non sperare che Cristo non abbia chiamato questo fratello a risorgere con lui ad una vita nuova. La morte non segna la fine ma si continua a vivere, loro sono con noi in una forma spirituale. Possa il signor di premiarlo e tenerlo accanto a sé e a noi dare la consolazione nel continuare il nostro cammino nel suo ricordo e in ogni circostanza e in ogni evento della nostra vita».
 

I genitori, affranti, hanno detto: «Cerchiamo di non trasmettere la stanchezza della nostra vita di adulti, la vita è un dono meraviglioso. Vince il più leggero. Nico si sentiva diverso, cercava di non omologarsi. La sua purezza gli donava un’energia che coinvolgeva chiunque lo circondava. Questo era Nico». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero