New York, addio alle vecchie cabine telefoniche: arriva il WiFi velocissimo e gratuito

New York iper connessa
La Grande Mela sempre più inter connessa. Da mordere a suon di wifi disseminati in ogni angolo della città. Sì perché con l’avvio del 2016 New...

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La Grande Mela sempre più inter connessa. Da mordere a suon di wifi disseminati in ogni angolo della città. Sì perché con l’avvio del 2016 New York ha iniziato a installare un’infinità di hotspot gratuiti, oltre 7.500 che sostituiranno i vecchi telefoni a pagamento sparsi nella Big Apple. Quindi addio alle vecchie cabine immortalate in tanti film d’autore. Al posto loro arriveranno delle nuove postazioni per la connessione gratuita WiFi, accessibili a tutti, funzionanti 365 giorni all’anno, 24 ore su 24.  Saranno delle torrette che proporranno una linea è velocissima, con una connettività pari a un gigabyte. Che in pratica significa connessioni 100 volte più rapide rispetto a un  un WiFi tradizionale.


Il progetto, denominato LinkNyc, fa capo al Consorzio CityBridge, che riunisce l’Ufficio Tecnologie del sindaco di New York, il Dipartimento di Informatica e Telecomunicazioni e varie aziende sponsor. Punta a far diventare la metropoli americana l’area cittadina wifi più estesa del mondo, ha fatto il primo passo qualche giorno fa con un prototipo nel cuore della città, su un marciapiede di Manhattan, a cui seguiranno  nuovi telefoni pubblici ‘free’. Che ospiteranno anche postazioni per la ricarica di cellulari e tablet. Obiettivo dell’amministrazione newyorkese: rendere sempre più facile l’accesso ai dati alla maggioranza degli americani (il 70%) che vivono praticamente attaccati allo smartphone tutto il giorno, offrendo loro una rete wireless gratuita e superveloce quando sono in giro per le strade.

Negli Stati Uniti altre città stanno seguendo l’esempio di New York: da Boston che sta mettendo a punto una rete con più di 170 “punti caldi”, fino a  Los Angeles dove si punta ad alimentare il servizio wifi gratuito delle aziende private  verso uffici e case di privati. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero