'Ndrangheta: arrestato Bruno Crea, in rapporti con Casamonica e Tarantini

'Ndrangheta: arrestato Bruno Crea, in rapporti con Casamonica e Tarantini
Ha avuto contatti e rapporti d’affari con pregiudicati anche estranei alla sua cerchia familiare «come Guerino Casamonica del clan attivo a Roma», ma anche con...

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Ha avuto contatti e rapporti d’affari con pregiudicati anche estranei alla sua cerchia familiare «come Guerino Casamonica del clan attivo a Roma», ma anche con «Gianpaolo Tarantini», l’imprenditore barese che avrebbe accompagnato le escort nelle residenze estive di Silvio Berlusconi. Bruno Crea, finito in carcere nell’inchiesta milanese che oggi ha portato a otto arresti e al sequestro delle quote societarie di un bar vicino al Pirellone, sede della Regione Lombardia, è cognato di Natale Alvaro, presunto capo dell’omonima cosca della ‘ndrangheta calabrese.


PROFITTI PER 8,6 MILIONI
I suoi rapporti, rivelano gli investigatori, sono molteplici e tra questi ci sono anche Valter Lavitola (ex direttore de L’Avanti coinvolto in varie inchieste) e Tarantini, al quale ha «offerto un lavoro in una sua cooperativa per fargli ottenere gli arresti domiciliari». Lo si legge nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Giusi Barbara nell’inchiesta della Dda e del Nucleo di polizia tributaria-Gico della Gdf di Milano. Stando alle indagini, soldi frutto di evasione fiscale, incamerati attraverso un sistema di false fatture, sarebbero stati investiti tra la Romania e Milano e sarebbero finiti in parte anche nelle casse della ‘ndrangheta. Tra gli arrestati (sei in carcere e due ai domiciliari) c’è Bruno Crea, cognato del presunto boss al vertice della ‘ndrina di Sinopoli San Procopio (Reggio Calabria), già condannato per associazione mafiosa. Anche ad Alvaro sarebbe arrivata parte dei soldi frutto di evasione fiscale. Il profitto dell’elusione ammonterebbe a circa 8 milioni e 600 mila euro, le accuse sono associazione per delinquere finalizzata a reati tributari anche aggravati dall’agevolazione mafiosa. L’organizzazione stava inoltre cercando di realizzare un’attività di smaltimento illecito dei rifiuti a Lazzate (Monza e Brianza).

IL BAR FREQUENTATO DAI CONSIGLIERI

Il sequestro del bar ha destato sconcerto e sorpresa nel quartiere. Il locale infatti era frequentato anche da politici, dal personale del Consiglio regionale e dei gruppi, visto che il bar tabaccheria che è anche un ristorante si trova a pochi passi dal grattacielo Pirelli e dalla sede regionale del Pd lombardo. «Il sequestro di un bar a fianco di Palazzo Pirelli - commenta Gian Antonio Girelli, componente del Pd della commissione speciale Antimafia del Pirellone - è la dimostrazione della penetrazione e della pericolosità del fenomeno mafioso in terra lombarda». Per Monica Forte (M5S), presidente della commissione consiliare antimafia di Regione Lombardia, è solo la punta dell’iceberg: «Da anni nella nostra regione l’infiltrazione mafiosa ha superato il livello di guardia. La prossimità con la sede istituzionale non deve sorprendere: le vicende giudiziarie degli ultimi anni hanno dimostrato che le mafie sono già nelle istituzioni, mimetizzate nei panni di politici e lobbisti. Questo aspetto non sarà sottovalutato dalla Commissione regionale antimafia che lavorerà per incrementare le misure di verifica e controllo».
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Il Messaggero