Napolitano al Csm: «Politica e giustizia non siano mai mondi ostili, basta a comportamenti inappropriati»

Napolitano al Csm: «Politica e giustizia non siano mai mondi ostili, basta a comportamenti inappropriati»
Contro «il diffondersi della corruzione e della criminalità organizzata emerse in questi giorni è fondamentale l'azione...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Contro «il diffondersi della corruzione e

della criminalità organizzata emerse in questi giorni è fondamentale l'azione repressiva affidata ai Pm e alle forze di polizia».

Lo ha sottolineato il Presidente Giorgio Napolitano parlando per l'ultima volta al Csm.

E ancora: «Rimango fermamente convinto che la

politica e la giustizia non possono e non debbono percepirsi come mondi ostili guidati dal reciproco sospetto». Lo ha sottolineto il presidente Giorgio Napolitano all'assemblea plenaria del Csm. Per questo ha richiamato tutti affinchè prevalga «il senso della misura e della comune responsabilità istituzionale».



«L'intreccio inedito e molto rilevante tra corruzione e mafia è un nodo molto rosso». «Rimane anche l'altro lato del triangolo, quello della politica, che deve essere ben qualificato per non ricadere in quelle stucchevoli discussioni che rimbalzano tra i corpi rappresentativi della politica e della magistratura», ha aggiunto il capo dello Stato.



Un «j'accuse» finale ai troppi «protagonismi» dei pubblici ministeri, alla mondana voglia di finire sotto i riflettori, ai processi ancora biblici che rallentano la ripresa del Paese. Si tratta di un'analisi cruda, da fine mandato, quella elaborata oggi da Giorgio Napolitano nel suo ultimo incontro al Consiglio superiore della magistratura. Una critica spietata ma costruttiva che si inserisce nel solco di quanto ha sempre segnalato in questi quasi nove anni da presidente del Csm. Serve un «processo innovatore».



Troppo importante è in questa fase, per il presidente, l'opera che tocca ai pm per essere offuscata dai riflettori: «Contro il diffondersi della corruzione e della criminalità organizzata - e i suoi legami con la politica - emersi in questi giorni è fondamentale l'azione repressiva affidata ai Pm e alle forze di polizia», premette al Csm. Ai giudici di palazzo Marescialli il presidente ha confermato poi due semplici messaggi: la riforma della Giustizia va fatta presto e bene ma l'organo di autogoverno della magistratura non deve pensare che sia un'operazione salvifica che tutto risolve.



La magistratura italiana deve operare subito per tagliare le sacche di inefficienza, razionalizzare il sistema, accorciare il tempo dei processi e informatizzare le procedure. Problemi noti che non derivano tutti dal loro interno: ad aggravare la situazione c'è stata e c'è tuttora una patologia tutta italiana che si chiama «ipertrofia del processo legislativo».



E qui il capo dello Stato si concede un'importante digressione politica che lo porta dritto dentro il dibattito di questi giorni: la necessità di fare le riforme costituzionali. Napolitano non è mai stato così chiaro come oggi nel denunciare quello che considera una dei freni più importanti del sistema istituzionale italiano: il bicameralismo perfetto. Senza peli sulla lingua il presidente spiega ai membri del Csm prima del congedo come mai la riforma del Senato sia non solo necessaria ma vitale: «Il bicameralismo paritario è stato il principale passo falso dell'Assemblea costituente», scandisce nel silenzio assoluto dell'assemblea.



Un «tarlo» con il quale dobbiamo convivere ancora oggi. Ed è inspiegabile come qualcuno oggi faccia finta di non capirlo, come si cerchino di «abbellire» le critiche ad un sistema che da tempo è evidentemente in coma farmacologico, tenuto in vita da un reiterato uso di decreti d'urgenza e maxiemendamenti. Qualcuno, spiega Napolitano, cerca di far passare surrettiziamente il concetto che il Senato sia una sorta di «Camera di riflessione» per correggere gli errori parlamentari dimenticando che invece l'esame di ogni provvedimento parte a turno sia dalla Camera che dal Senato a dimostrazione della perfezione assoluta del bicameralismo.



Forse non a caso il presidente prosegue la sua riflessione ragionando sulle «correnti», sia quelle che dividono i magistrati (attenti che non siano solo «centri di potere»), che quelle dei partiti. Sono «legittime», spiega, ma possono anche «degenerare» se perdono di vista «le ragioni ideali per cui nacquero». Abbandonate quindi «posizioni difensive» per «raggiungere convergenze». Un ultimo appello anche al Pd da un uomo che viene dal Pd.








Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero