Napoli, il sindaco De Magistris resta in carica, respinti i ricorsi del governo e delle associazioni

Napoli, il sindaco De Magistris resta in carica, respinti i ricorsi del governo e delle associazioni
De Magistris la spunta e resta sindaco. Il Consiglio di Stato ha confermato l'impianto già messo nero su bianco dal Tar Campania e ha respinto i ricorsi che contro questa...

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De Magistris la spunta e resta sindaco. Il Consiglio di Stato ha confermato l'impianto già messo nero su bianco dal Tar Campania e ha respinto i ricorsi che contro questa sentenza erano stati presentai dal governo e da due associazioni: il Movimento difesa del cittadino e l'Associazione lotta piccole illegalità.




«È una felicità improvvisa. Sono molto contento. È stata sanata una ferita dolorosa», ha commentato a caldo il primo cittadino, che a seguito di una condanna in primo grado per abuso d'ufficio nell'ambito dell'inchiesta Why Not - sentenza di condanna impugnata - si è visto applicare la legge Severino ed è stato sospeso dalla carica di sindaco. Il verdetto del Consiglio di Stato sembrava, in un primo tempo, previsto per domani, ma la terza sezione, presieduta da Pier Giorgio Lignani - che pure aveva avvertito i legali delle parti che non bisognava avere fretta, vista la delicatezza del provvedimento affidato alla stesura del giudice relatore, Rosario Polito - ha accelerato i lavori. Già dalla mattina l'esame dei ricorsi è stato anticipato: in serata la decisione. Un pronunciamento che non lascia spazio a interpretazioni. Tutti gli appelli sono stati respinti perchè «nel bilanciamento degli interessi coinvolti, riveste prevalenza quello inerente alla prosecuzione del mandato elettivo». Passaggio importante, quest'ultimo, che si lega alla decisione del Tar di sottoporre alla Corte Costituzionale due articoli della legge Severino per dubbio di legittimità. Il Consiglio di Stato, ovviamente, non entra nel merito: spetterà alla Consulta esaminare la norma. Ma spiega, in sostanza, che se il giudizio di costituzionalità fosse favorevole, non sarebbe possibile rendere «reversibile» la prosecuzione del mandato nel periodo in cui da quel mandato il sindaco è stato estromesso; detto in parole povere, non si potrebbe riavvolgere il nastro e tornare indietro.



Se invece l'esito fosse negativo, allora seguirà «la reviviscenza della misura di sospensione», temporaneamente «resa inefficace». In altri termini, non si può togliere a monte ciò che non si potrebbe restituire poi: meglio togliere a valle. In un'ultima analisi, sarà così la Corte Costituzionale a decidere le sorti di de Magistris. Per ora alla Consulta gli atti non sono giunti e tutto si deve ancora incardinare. Poi ci vorranno almeno sei mesi per una decisione. La tesi sostenuta da Giuseppe Russo, legale di de Magistris, e da Fabio Ferrari, legale del Comune, costituitosi a fianco del sindaco, è che nella comparazione degli interessi, quello di de Magistris fosse irreparabile e che una sospensione in corso d'opera dalla carica di sindaco avrebbe pregiudicato l'amministrazione di una città come Napoli e anche la costituzione, in itinere, della città metropolitana. Questa tesi ha prevalso. La controparte, con i suoi legali, ha lamentato che «solo per Napoli è stata disapplicata una scelta del Parlamento e dell'ordinamento», cioè la legge, come ha detto l'avvocato Gianluigi Pellegrino. E ha fatto leva su un precedente di pochi giorni fa: quello di Stefano Nicotra, sindaco di Torri del Benaco, paesino di 3mila abitanti in provincia di Verona, che è stato sospeso per una condanna a due anni per rivelazione di segreto d'ufficio e ha visto confermata la sospensione da Tar e Consiglio di Stato.



Ma questa linea non ha pagato. E ora la decisione del Consiglio di Stato dà voce anche alla politica, perchè la Severino è stata applicata anche a Silvio Berlusconi dopo la condanna, definitiva, nel processo Mediaset. «Sono state confermate le nostre tesi», dice Forza Italia, che vede aprirsi uno spiraglio e ci si infila. «Ancora una volta - afferma il capogruppo alla Camera Renato Brunetta - si dimostra la fondatezza delle critiche che ormai da più parti arrivano nei confronti della legge Severino».
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Il Messaggero