Ha cosparso il cadavere di acido cloridrico e lo fatto a pezzi. Poi, ha tentato di cementificare i resti in un buco del pavimento del corridoio di un autolavaggio abusivo, situato...
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Non senza raccontare bugie sull’occultamento del corpo della vittima. Ieri, i carabinieri del reparto territoriale di Aversa hanno ritrovato i resti di un uomo che potrebbero essere riconducibili a Vincenzo. Non hanno creduto, sin da subito, alla «storiella» della dispersione in mare del cadavere raccontata dall’assassino in lacrime nella saletta al primo piano del reparto territoriale normanno.
La conseguenza logica dell’occultamento in mare a Licola sarebbe stata fin troppo scontata: le onde avrebbero fatto riaffiorare il corpo dopo qualche giorno. Inutili le ricerche diramante in tutta la Campania ieri. Il cadavere di Vincenzo era lì, sulla terra ferma in via Scarpetta, dove vivono alcuni parenti di Ciro, a due passi da un bar che ha ospitato numerosi summit di camorra e dove venne ferito il figlio di un boss che diede inizio alla faida. Le indagini del sostituto procuratore Vittoria Petronella con il coordinamento del procuratore Francesco Greco di Napoli nord hanno diretto gli inquirenti a Ponticelli. «Inchiesta tecnica», precisano dalla Procura. Non c’è stata alcuna confessione da parte dell’assassino che ha mentito fino alla fine. Non c’è stato nemmeno alcun testimone che ha bussato alla porta dei carabinieri.
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Il Messaggero