«Mio figlio multato di 218 euro in bici, ma agli stranieri non fanno nulla»

«Mio figlio multato di 218 euro in bici, ma agli stranieri non fanno nulla»
PADOVA - «Non contesto la sanzione inflitta da un vigile a mio figlio per la violazione che ha commesso percorrendo in bicicletta il Liston, anzi l'ho già pagata ma, 158...

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PADOVA - «Non contesto la sanzione inflitta da un vigile a mio figlio per la violazione che ha commesso percorrendo in bicicletta il Liston, anzi l'ho già pagata ma, 158 euro sono un decimo del mio stipendio. Per educare il ragazzo potevano bastare ad esempio 50 euro».




A raccontare la vicenda, in una lettera inviata al quotidiano "Il Gazzettino", il padre di un diciassettenne padovano che transitando da via Roma verso piazza Cavour è stato fermato da un agente che lo ha multato. «Il 23 marzo scorso, mio figlio torna da scuola e mi racconta di un notevole ritardo nell'ingresso alle lezioni in quanto alle 8,15 stava transitando sul Liston in bici, correndo a zig zag e ascoltando musica tramite cuffia ad alto volume - racconta l'uomo -. Un vigile lo ha fermato, gli ha chiesto i documenti e gli ha contestato la violazione. Ho anche chiesto a mio figlio se per caso non avesse fatto qualche gesto o detto qualche parola di troppo nei confronti dell'agente, ma mi ha assicurato di no. In quel tratto vige il divieto di transitare in bici dalle 8 e, ribadisco, non contesto la multa anche se a quell'ora sono in molti a violare la regola. Il ragazzo ha chiesto il verbale ma il vigile, voltandogli le spalle per andarsene, ha annunciato che sarebbe stato inviato a casa. Ed è arrivato dopo un mese».



Il verbale è stato recapitato un paio di giorni fa e subito pagato, in caso contrario dopo 5 giorni la sanzione sarebbe salita a 218 euro. «Se fai un errore è giusto che paghi, lo trovo corretto, ma vorrei far notare, per esempio, come sia in centro città che in particolare in via Aspetti, gli extracomunitari non vengono fermati o quasi perché non hanno i documenti, scappano, se ne infischiano e anche con arroganza». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero