La sua fortuna è scattata quando si è accorta di non avere i soldi per comprare quella borsetta di Chanel che agognava da tempo: anche se di seconda mano, era troppo...
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Due secondi dopo essersi fatta la domanda, Miranda si è data la risposta: si può fare. Certo, le è costato due anni di fatica estenuante, dovendo conciliare il suo lavoro presso uno studio con le ricerche di mercato finalizzate alla nuova attività, ma alla fine ce l'ha fatta: l'anno scorso di questi tempi ha abbandonato lo studio legale e ha varato la sua società, la Luxe.It.Fwd, che fin dall'inizio aveva in prospettiva un giro d'affari da 1,5 milioni di dollari per i successivi 12 mesi.
Borse, scarpe, gioielli di grandi marche, da Dior a Chanel, da Valentino a Hermes, rigorosamente autenticati e a prezzi meno inaccessibili di un tempo, che da un lato alimentano gli introiti della società, dall'altro permettono a Miranda di soddisfare le proprie esigenze personali, visto che spesso, prima di vendere certi articoli, è lei stessa a utilizzarli. Tanto per fare qualche esempio, basti pensare che l'oggetto più costoso mai venduto sul sito era una borsa Hermes Birkin nera da 15.000 dollari, mentre attualmente è in vendita una borsa Hermes Birkin Togo da 13.500 dollari, che viene venduta nuova per 20.000 dollari.
«Mi ero accorta - racconta Miranda, che condivide gli aggiornamenti relativi alla sua collezione sulla pagina Instagram Luxe.It.Fwd - che la compravendita degli articoli di lusso di seconda mano non veniva generalmente fatta bene, così ho deciso di provare a entrare pian piano in questo business considerandolo un lavoro collaterale: prima di essere certa di poterlo fare a tempo pieno ci ho lavorato per due anni. Mi alzavo prestissimo, lavoravo durante la pausa pranzo e la sera tardi: a un certo punto stavo impazzendo, non so come ho fatto a riuscirci da sola, anche perché in quella fase dovevo costruire un progetto, fare marketing digitale, attivare una presenza online e organizzarla organicamente. Alla fine, però, ce l'ho fatta e a metà dell'anno scorso ho detto addio allo studio legale. Volevo creare un negozio dove anch'io potessi comprare quello che desideravo: ed è quello che ho fatto». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero