La tragica fine di Domenico Maurantonio, il ragazzo di 19 anni trovato morto ieri nell'hotel dove era ospite con i compagni di liceo in visita all'Expo, è ancora senza un...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Lo ha confermato la polizia, che indaga su «tutte le ipotesi». Una di queste, il suicidio, viene però ritenuta «quella meno probabile» perché non ci sono elementi che portino a pensare che Domenico avesse dei problemi. Si cerca di capire anche l'origine di alcune echimosi sul braccio del ragazzo, non riconducibili alla caduta.
Al vaglio ci sono le testimonianze degli amici, le immagini delle telecamere e delle impronte vicino alla finestra. Il ragazzo, che era nato l'1 marzo 1996 a Padova, frequentava il liceo Ippolito Nievo, uno dei più noti della città veneta. A Milano, nel primo pomeriggio di ieri, è giunto il padre sconvolto. Sotto choc anche i compagni di scuola, come lui ospitati nell'hotel Da Vinci, in via Senigallia, alla Comasina, che ieri mattina non l'hanno visto scendere a far colazione e si sono preoccupati per primi della sua assenza.
Secondo quanto spiegato le impronte sono state trovate nei pressi della finestra da dove sarebbe precipitato il giovane, e sono in corso gli esami dattiloscopici per attribuirle con esattezza. Si visionano anche le telecamere dell'impianto di videosorveglianza, e sono stati sentiti e risentiti compagni e professori, oltre al padre arrivato ieri da Padova, dove il ragazzo viveva. Tutti hanno peraltro confermato che Maurantonio non aveva problemi personali particolari, non faceva uso di droghe nè di alcol in modo smodato. L'altra sera i compagni avevano bevuto un po', ma in modo non diverso da quanto avviene abitualmente durante queste gite.
Se l'ipotesi del suicidio si allontana, quindi, rimangono quelle dell'incidente e quella del coinvolgimento esterno, sulla quale, però, al momento, secondo gli inquirenti non ci sarebbero elementi. Vero che ieri, durante l'ispezione cadaverica del medico legale, sono emerse delle macchie compatibili con dei lividi e non con la caduta, ma la natura di queste «è ancora tutta da vedere». Servirà l'autopsia, insomma, per chiarire se quelle macchie siano o meno dei lividi dovuti a una stretta o magari segni precedenti alla morte, che si colloca, in via provvisoria, dopo le due di notte e prima delle 7 di domenica.
Intanto al liceo Nievo ragazzi e docenti hanno osservato un minuto di silenzio questa mattina. «Di una cosa siamo certi tutti - ha detto il dirigente scolastico Maria Grazia Rubini rivolgendosi ai ragazzi - quel volo nel vuoto non è stato il risultato di un gesto volontario. Dobbiamo aspettare che la magistratura faccia chiarezza- ha continuato - ma di certo ci dobbiamo stringere assieme come una famiglia e non possiamo permettere a nessuno di parlare di ipotesi e scenari del tutto infondati e incompatibili con Domenico che, come tutti possono confermare, era un ragazzo tranquillo, maturo e affidabile». Venerdì arriverà a scuola uno psicologo per aiutare i ragazzi a superare il trauma.
L'appello del vescovo. «Chi sa qualcosa parli!», è l'appello del vescovo di Nuoro, monsignor Mosè Marcia, che sentito da Radio Vaticana, in merito alla morte dello studente Gianluca Monni, il 19enne di Orune ucciso venerdì mattina, ha sottolineato inoltre che «la gente è più che consapevole di ciò che è avvenuto.
Il Messaggero