«Non volevo ammazzarlo, c'è stata una lite tra noi, come tante ce ne erano, e non volevo che finisse così». In questo modo, in sostanza, come aveva...
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La donna, dunque, secondo il pm, sferrando quel colpo alla gamba, che ha reciso l'arteria femorale, avrebbe accettato il rischio che l'uomo potesse morire, come di fatto è accaduto. La difesa, invece, con il legale Giovanni Lucido, punta sulla riqualificazione del reato in omicidio preterintenzionale perchè Aguzzi non avrebbe avuto la volontà di uccidere. Il giudice sulla convalida dell'arresto (che appare scontata) e sulla misura cautelare (in particolare, per quale ipotesi di reato) deciderà probabilmente domani. Secondo la versione della donna, l'uomo, con precedenti per spaccio di droga, l'avrebbe schernita e trattata male quel pomeriggio suscitando la sua reazione. Valentina Aguzzi, in particolare, mentre si trovava ancora a letto, avrebbe prima rivolto la spada giapponese, con una lama di circa 30 centimetri, contro se stessa minacciando di uccidersi e poi, vedendo che il compagno non le dava retta, avrebbe colpito la gamba dell'uomo, anche lui sul letto in quel momento, sopra il ginocchio. Importanti per fornire ulteriori elementi, anche sulla qualificazione giuridica dell'accusa, saranno gli esiti dell'autopsia che potrà fare luce sul tipo di colpo sferrato dalla donna. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero