Milano, uccide il compagno con una katana: «Non volevo finisse così»

Milano, uccide il compagno con una katana: «Non volevo finisse così»
«Non volevo ammazzarlo, c'è stata una lite tra noi, come tante ce ne erano, e non volevo che finisse così». In questo modo, in sostanza, come aveva...

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«Non volevo ammazzarlo, c'è stata una lite tra noi, come tante ce ne erano, e non volevo che finisse così». In questo modo, in sostanza, come aveva già fatto davanti a inquirenti ed investigatori, si è difesa oggi Valentina Aguzzi, la donna di 44 anni finita in carcere sabato scorso per aver ucciso con un colpo di katana a una gamba il suo compagno Mauro Sorboli in via Filippo Carcano, nel capoluogo lombardo. La donna è stata sentita stamani nel carcere milanese di San Vittore dal gip di Milano Stefania Pepe nell'interrogatorio di convalida dell'arresto. Il pm Roberta Colangelo, oltre alla convalida dell'arresto, ha chiesto per lei la misura cautelare in carcere con l'accusa di omicidio volontario nella forma del «dolo eventuale».


La donna, dunque, secondo il pm, sferrando quel colpo alla gamba, che ha reciso l'arteria femorale, avrebbe accettato il rischio che l'uomo potesse morire, come di fatto è accaduto. La difesa, invece, con il legale Giovanni Lucido, punta sulla riqualificazione del reato in omicidio preterintenzionale perchè Aguzzi non avrebbe avuto la volontà di uccidere. Il giudice sulla convalida dell'arresto (che appare scontata) e sulla misura cautelare (in particolare, per quale ipotesi di reato) deciderà probabilmente domani. Secondo la versione della donna, l'uomo, con precedenti per spaccio di droga, l'avrebbe schernita e trattata male quel pomeriggio suscitando la sua reazione. Valentina Aguzzi, in particolare, mentre si trovava ancora a letto, avrebbe prima rivolto la spada giapponese, con una lama di circa 30 centimetri, contro se stessa minacciando di uccidersi e poi, vedendo che il compagno non le dava retta, avrebbe colpito la gamba dell'uomo, anche lui sul letto in quel momento, sopra il ginocchio. Importanti per fornire ulteriori elementi, anche sulla qualificazione giuridica dell'accusa, saranno gli esiti dell'autopsia che potrà fare luce sul tipo di colpo sferrato dalla donna.
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Il Messaggero