Milano, modella rapita, sentiti gli investigatori: «Subì violenze fisiche e psicologiche»

Milano, modella rapita, sentiti gli investigatori: «Subì violenze fisiche e psicologiche»
Rapita, minacciata di essere messa all'asta sul deep web. Liberata dopo una richiesta di riscatto. Sottoposta a violenze fisiche e, emerge ora dal processo a carico del suo...

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Rapita, minacciata di essere messa all'asta sul deep web. Liberata dopo una richiesta di riscatto. Sottoposta a violenze fisiche e, emerge ora dal processo a carico del suo sequestratore, vessata anche con «pressioni psicologiche». A raccontare delle torure inflitte alla modella inglese Chloe Ayling, sequestrata lo scorso luglio a Milano, sono stati alcuni investigatori della Squadra mobile chiamati come testi d'accusa nel processo a carico di Lucasz Herba, 30enne polacco di Birmingham finito prima in carcere e poi sul banco degli imputati per il rapimento, organizzato insieme al fratello Michal Konrad Herba.


La ragazza sarebbe stata ammanettata, narcotizzata e «brutalmente trasportata dentro una valigia» fino ad una baita in Piemonte. Michal Herba, arrestato in Gran Bretagna un mese dopo il fratello, è ancora in attesa che si concluda la procedura di estradizione dall'Inghilterra. Secondo le indagini del pm Paolo Storari, ricostruite in aula dai testimoni, la modella di 20 anni, assistita dall'avvocato Francesco Pesce, era stata attirata a Milano con l'offerta di un servizio fotografico. Era stata tenuta segregata tra l'11 e il 17 luglio e messa all'asta sul web. Alla fine, era stata liberata dallo stesso Lucasz. I fratelli avrebbero anche chiesto al manager e ai familiari della giovane in un primo tempo 300mila e poi 50mila dollari.


«La pressione psicologica sulla vittima - ha spiegato un'investigatrice - fu fondamentale nella strategia ideata dai due fratelli. Era stata convinta di avere a che fare con una sorta di killer "buono" che poteva farsi da garante per la sua liberazione dopo il pagamento del riscatto». I testi hanno anche parlato delle immagini, allegate a una mail inviata al manager, nelle quali la 20enne «appariva in stato totale di incoscienza, veniva mostrata solo con un body e dei calzini addosso e sulla pancia un volantino del Black Death Group». I poliziotti hanno fugato anche qualsiasi dubbio sul fatto che Lucasz e la modella si conoscessero e fossero d'accordo, come ipotizzato dalla difesa. «La polizia postale - ha spiegato un'investigatrice - non ha riscontrato alcun contatto precedente tra i due prima del sequestro». L'imputato potrebbe essere sentito nell'udienza del 19 febbraio.
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Il Messaggero