Decine e decine di profughi accampati alla stazione di Milano tra emergenza e polemiche. Sono quasi tutti eritrei, arrivati attraverso la Libia, e quasi tutti hanno solo un...
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«Voglio andare in Danimarca, dove mio fratello vive da 7 mesi», dice, tradotto da un volontario che assiste i profughi. Sono arrivati così in tanti in stazione negli ultimi giorni che l'emergenza sta diventando anche sanitaria, soprattutto per i casi di scabbia. Al punto che ha deciso di intervenire anche la Regione Lombardia, che con la Croce rossa e Areu, ha allestito un presidio medico. Un ambulatorio mobile, dove da domani sarà fornita la prima assistenza, ma che dovrà stare all'esterno della stazione.
Il Gruppo Fs ha ribadito ancora una volta che 'la Centrale non è il luogo adatto per la gestione dell'emergenzà. Collaborazione sì, affermano, ma 'diretta a salvaguardare il diritto di chi viaggia in treno a muoversi liberamente all'interno delle stazioni e a tutelare un patrimonio che il Gruppo FS Italiane sta valorizzandò. Fs ha quindi fatto sapere che a sue spese sistemerà i locali della Stazione Centrale con ingresso da via Sammartini, e quindi non interessati al traffico ferroviario e all'utenza. Locali, ricorda, già messi a disposizione da novembre e ritenuti idonei d'accordo con la Prefettura e il Comune, idonei a fungere da base per fornire l'assistenza materiale e sanitarià. «Abbiamo appreso ieri sera dalle agenzie della disponibilità, da parte del Gruppo FS, di questi locali - replica il vicepresidente e assessore alla Salute della Regione Lombardia Mario Mantovani - Sentirò per questo il Ministro Delrio, per avere un quadro completo della situazione e permettere a Regione Lombardia di operare al meglio».
Mantovani, dopo un sopralluogo nel pomeriggio in stazione,ha chiesto che nel presidio sanitario ci sia anche un pediatra considerando i molti bambini tra i profughi. Intanto altre centinaia di migranti si apprestano ad una nuova notte di bivacchi. Ieri in stazione hanno dormito in circa 350. «Fino a un mese fa non restava nessuno a dormire, ma ora mancano gli spazi», dice Susy Iovieno dell'associazione SOS emergenza rifugiati Milano che opera da circa un anno nell'androne della stazione, quando arrivarono i primi profughi siriani. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero