È un architetto italiano di 43 anni l'uomo aggredito con l' acido questo pomeriggio in via Città di Fiume, a Milano, nel centralissimo quartiere di Porta...
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L'architetto è stato soccorso da un passante che gli ha versato acqua sulle ferite e pochi minuti dopo è stato trasportato d'urgenza all'ospedale Niguarda con ustioni al volto e al collo. Le sue condizioni sono definite «serie» ma i medici escludono che possa rischiare la vita. Sembra che abbia avuto incidenti giudiziari in passato e che abbia già fornito elementi utili agli investigatori che potrebbero già aver capito il motivo dell'agguato. Si sospetta una storia di debiti o comunque «motivi di interesse», come suggerisce la formula utilizzata per indicare un rapporto tra vittima e aggressore. Ma è possibile che solo quest'ultimo conoscesse il suo obiettivo.
Inizialmente si era diffusa la notizia che il ferito fosse un senzatetto, forse perché quel punto è diventato da anni la postazione di clochard, disperati e immigrati. Sono pochi, però, gli italiani. I frequentatori dei giardinetti sono per lo più extracomunitari, soprattutto gambiani, senegalesi e sudamericani. Gli eritrei, che nel periodo dell'emergenza profughi si assiepavano sulle scale, sono in netta diminuzione e ormai rappresentano la minoranza. Una larga parte è composta proprio da sudamericani spesso ubriachi e ben noti alle forze dell'ordine e ai residenti.
La boccetta utilizzata è di quelle acquistabili al supermercato (e a poche decine di metri dal posto dove è avvenuta l'aggressione ce n'è uno) e non avrebbe particolarità degne di nota. In ogni caso, le piste sono ancora aperte e la Squadra mobile mantiene il riserbo. I primi a intervenire sono stati gli uomini delle Volanti dell'Upg (Ufficio prevenzione generale), che in passato si sono occupati del caso di Alexander Boettcher e Martina Levato, la coppia dell' acido che ha seminato il terrore e distrutto diverse vite per inseguire il desiderio malato di «purificare» la ragazza dalle sue relazioni precedenti. La scelta dell'arma, secondo gli investigatori, racconta già qualcosa. Innanzitutto che non c'era l'intenzione di uccidere, ma di ferire in modo irreparabile. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero