Aggressione a Milano, Hosni: «Ho rubato quei coltelli per difendermi»

«Ho rubato quei due coltelli perchè in stazione c'erano delle persone che volevano farmi del male, per difendermi, ricordo che ero in stazione ma non ricordo...

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«Ho rubato quei due coltelli perchè in stazione c'erano delle persone che volevano farmi del male, per difendermi, ricordo che ero in stazione ma non ricordo nulla dell'aggressione, quando mi sono svegliato avevo il sangue sulle mani». È quanto avrebbe detto, stando al suo legale Giuseppina Regina, Ismail Tommaso Hosni, il ventenne arrestato giovedì scorso per aver ferito due militari e un agente alla stazione centrale di Milano, nell'interrogatorio in carcere davanti al gip.


«Quel giorno avevo assunto cocaina», ha detto il ragazzo. Il legale, che ha confermato di aver fatto istanza al gip di perizia psichiatrica sul giovane (il giudice dovrà decidere sulla richiesta, sulla convalida dell'arresto e sulla misura cautelare) ha spiegato inoltre che nell'interrogatorio durato circa un'ora e mezza non sono state fatte domande o accenni all'ipotesi di terrorismo (il ragazzo è indagato per terrorismo internazionale in un fascicolo che corre parallelo rispetto all'accusa di tentato omicidio). In ogni caso, già parlando nei giorni scorsi con il difensore, Hosni aveva detto sì di esser musulmano, ma non praticante, e dunque ha escluso un suo legame con persone vicine all'Isis. In sostanza, Hosni ha detto di ricordarsi di aver rubato i coltelli in un supermercato «perchè ci sono persone che vogliono farmi del male e avevo già subito una aggressione in zona Maciachini». Ha detto ancora di ricordarsi di essere andato alla stazione ma di non ricordare nulla dei fendenti sferrati contro l'agente e i militari.


È risultato positivo alla cocaina e lui ha anche raccontato di averne assunta quel giorno. Il ventenne ha ripercorso poi davanti al gip Manuele Scudieri la sua «vita problematica»: ha detto di essere andato in Tunisia dall'Italia a due anni e mezzo perchè la madre era stata arrestata e la sorella era stata affidata ad una altra famiglia e di essere stato anche da uno psicologo in Tunisia quando aveva 10 anni. Quando è tornato in Italia nel 2015, ha aggiunto, «non mi trovavo bene con mia madre e il nuovo marito», così è partito in direzione Milano «dove sono stato un mese e mezza da mia zia ma poi sono andato a vivere in strada, dormivo nel mezzanino della stazione e a volte anche in qualche dormitorio, da cui però spesso mi hanno cacciato». Il giovane ha raccontato inoltre che «persone più grandi di me mi picchiavano e mi davano la droga» da spacciare. Hosni, come riferito dal legale, «è controllato 24 ore su 24 nel centro di osservazione psichiatrica di San Vittore e lo psichiatra ha chiesto che venga visitato da personale del Sert». Il legale lo ha descritto come «assente e con lo sguardo basso» durante l'interrogatorio e ha spiegato che «ha chiesto di poter parlare al telefono con la nonna che sta in Tunisia».
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Il Messaggero