Bruxelles, impegnata in complicati negoziati dell'ultim'ora per risolvere il difficile puzzle dell'intesa con la Turchia sulla crisi dei migranti per il vertice dei...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Col proseguire massiccio dei flussi, secondo l'Unhcr, potrebbero essere oltre 100mila i migranti che resteranno bloccati in Grecia entro un mese. Dall'inizio del 2015 ne sono arrivati oltre 143mila. Ma gli sbarchi stanno riprendendo in modo consistente anche dalle coste libiche verso l'Italia. Nel Canale di Sicilia sono stati soccorsi 1467 migranti e recuperati tre cadaveri: con l'arrivo della bella stagione, e la chiusura della rotta balcanica, i mesi a venire appaiono critici. Per questo motivo i leader Ue dedicheranno parte della loro discussione alla necessità di prevenire nuove emergenze sulle rotte alternative, come quella adriatica attraverso l'Albania, mentre l'Austria ha già annunciato di voler sollevare la questione delle frontiere al Brennero.
Sul fronte dell'intesa Ue-Turchia, dopo l'accordo di principio siglato il 7 marzo, la situazione resta complessa. L'Ue sembra pronta ad offrire ad Ankara molto meno di quanto la Mezzaluna chiede. «C'è ancora molto da fare», avverte il presidente del Consiglio Ue, Donald Tusk. «Il catalogo delle questioni da risolvere è lungo». «È giusto fare l'accordo con la Turchia ma ci sono principi che sono per noi fondamentali, a partire dai diritti umani e dalla libertà di stampa», avverte il premier Matteo Renzi. La Commissione Ue, con una comunicazione in cui dettaglia gli aspetti legali, operativi e finanziari sulla fattibilità, tenta di dare una mano. Il vicepresidente vicario Frans Timmermans nel presentare il lavoro cerca di fugare i dubbi: «Non ci saranno rimpatri a tappeto o respingimenti, il diritto internazionale e Ue sarà rispettato. Grecia e Turchia non diventeranno enormi campi per i rifugiati».
Svezia, Lussemburgo, Italia, Spagna sono stati tra i Paesi più critici su questo aspetto. Per la liberalizzazione dei visti «non ci saranno scorciatoie» - avverte Timmermans - se Ankara vuole raggiungere l'obiettivo entro giugno, dovrà dimostrare di aver onorato il grosso dei 37 benchmark che le restano, a fine aprile. Francia e Austria hanno dimostrato di essere le più dure sul punto. Per i reinsediamenti del meccanismo di scambio 'uno a unò (un siriano in Europa legalmente, per uno respinto) sarà «una misura temporanea e straordinaria» e non prevederà nuovi impegni degli Stati: si utilizzeranno i 18mila reinsediamenti disponibili dei 22.500 decisi a luglio ed i 54mila ricollocamenti di cui l'Ungheria non ha beneficiato. Una rassicurazione per i quattro Paesi di Visegrad che più di altri spingono sulla questione. Nel 'non paper' (documento non ufficiale) di Tusk si spiega che nel caso si dovesse andare oltre, l'accordo «dovrebbe essere rivisto», cioè cesserebbe.
«Basteranno settimane per capire se il meccanismo funziona, se i flussi si arrestano »si passerà da questo meccanismo ad uno schema di riammissioni permanenti«, altrimenti »finirà«, spiegano fonti Ue.
Il Messaggero