La Commissione Ue ha aperto una procedura di infrazione all'Italia in materia di asilo. Con una lettera di costituzione in mora - primo passo della procedura di...
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Le prime richieste d'asilo in Ue nel terzo trimestre 2015 sono state 410mila, il doppio rispetto al trimestre precedente. Così i dati Eurostat. I numeri più alti in Germania e in Ungheria (108mila ognuna; 26%), seguono Svezia (42.500; 10%), Italia (28.400; 7%) e Austria (27.600; 7%). In Italia il dato sale del 91% sul trimestre precedente.
Sono oltre 800 mila le richieste d'asilo in corso d'esame in Ue. A fine settembre 2015 erano 808mila le richieste al vaglio. A fine settembre 2014 erano 435mila. La Germania, con 366mila ha la quota di gran lunga più alta (45%), seguono Ungheria (107.500; 13%), Svezia (85.700; 11%) e Italia (50.500; 6%).
In Italia il primo Paese di origine dei primi richiedenti asilo, nel terzo trimestre 2015, è la Nigeria (7.575; 27%), seguono Pakistan (2.990; 11%) e Bangladesh (2.830; 10%). Su 410mila prime richieste di asilo presentate nel terzo trimestre 2015 in Ue, una su tre (137.900; 33%) è stata presentata dai siriani. Circa due terzi di queste sono state registrate in due Stati membri: in Ungheria (53.100) e in Germania (35.800).
L'Afghanistan resta il secondo Paese di origine in Ue, con 56.700 primi richiedenti asilo (14%): circa la metà di
questi hanno presentato richiesta in Ungheria. Il terzo Paese di provenienza è l'Iraq, con 44.400 primi richiedenti
asilo (11%): oltre un quarto di questi hanno fatto richiesta in Finlandia (11.600). Il numero di primi richiedenti asilo per milione di abitanti in Italia è di 467; il più alto in Ue è in Ungheria 10.974; davanti a Svezia (4.362), Austria (3.215), Finlandia (2.765) e Germania (1.334). All'opposto si trovano Slovacchia (3 richiedenti per milione d'abitanti), Croazia (8), Romania (14), Portogallo (21) e Repubblica Ceca (25).
Sui migranti «qualcosa si è mosso ma l'Europa non sta facendo tutto quello che può». Lo dice il premier Matteo Renzi. «L'Italia non ha bisogno di aiuto, noi possiamo fare senza l'Europa: è l'Europa che non può tradire se stessa e i suoi ideali. Non basta lavarsi la coscienza dando qualche soldo a qualche paese», aggiunge.
«La risposta non è una formalistica apertura di una procedura di infrazione. La soluzione non è applicare in modo miope e rigido le regole comuni verso chi ha fatto molto più e meglio di altri», sottolinea Sandro Gozi, responsabile degli Affari Ue spiegando che la procedura di infrazione Ue «non è la risposta che ci aspettiamo dall'Europa». «Se l'Europa vuole fare la differenza per i cittadini, deve saper rispondere in modo efficace e politico ai grandi nuovi momenti di cambiamento come la sfida dei rifugiati e della sicurezza. Non c'è risposta efficace europea senza presa di responsabilità europea», prosegue Gozi in una nota a margine dell'incontro promosso oggi dal gruppo S&D al parlamento europeo a Bruxelles per parlare di crisi economica e riforma dell'Unione economica e monetaria.
«L'Europa deve assumersi la propria responsabilità sostenendo i paesi che sono in prima linea nella gestione della crisi dei profughi da tempo a partire dall'Italia.
Il Messaggero