Mare nostrum «non era la bacchetta magica» e «non ci sono elementi per dire che non ci sarebbe stato il disastro» se il dispositivo fosse ancora attivo, ma certamente...
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È stato lui a parlare di 950 persone stipate su un peschereccio con «centinaia di persone chiuse in stive su due livelli dai trafficanti prima di salpare dalla Libia» e che tra le vittime ci sarebbero 200 donne e 50 bambini. Una tragedia che non ha fermato le partenze dei disperati - oggi ne sono stati soccorsi 638, che erano a bordo di sei gommoni di difficoltà - e di cui parla, forte della sua esperienza alla guida di una Procura che «ha trattato i due terzi delle inchieste in Italia su sbarchi di migranti», il procuratore Giovanni Salvi dal suo «punto di vista di magistrato». Il suo ufficio è impegnato in prima linea ed è convinto: «Triton è meno efficace di Mare nostrum». Ma non solo: il «soccorso in mare - dice - richiede una elevata professionalità» che hanno i militari della Marina, della Guardia costiera e della Guardia di Finanza, ma «non tutti gli equipaggi della navi mercantili, che ringraziamo per le centinaia di vite che hanno salvato».
Per questo i filoni dell'inchiesta sono due: uno riguarda l'individuazione dell'organizzazione di trafficanti, l'altra la modalità del naufragio e del ruolo del mercantile portoghese 'King Jacob' e del suo comandante. In quest'ultimo caso la Procura vuole verificare «se la tragedia è avvenuta per lo spostamento delle persone a bordo o se c'è stata una collisione con la nave che ha effettuato il salvataggio». Giovanni Salvi ha precisato che «al momento non ci sono ipotesi di responsabilità, nè indagati». La polizia di Stato, oltre a controllare la 'scatola nerà, cercherà filmati su eventuali telefonini di superstiti o dell'equipaggio del 'King Jacob'. E intanto da Palermo arriva l'allarme lanciato dal procuratore aggiunto Maurizio Scalia: «Dai dati in nostro possesso sulle coste libiche ci sarebbe circa un milione di migranti pronti a partire». E mentre l'Organizzazione internazionale per le migrazioni segnala di avere ricevuto tre chiamate di richiesta di aiuto al largo della Libia, da Rodi i media locali lanciano la notizia del naufragio di un barcone con 200 persone a bordo, con una sessantina di superstiti.
Tornando al naufragio dell'altra notte, la Procura di Catania ha inviato su nave 'Gregorettì della Guardia costiera poliziotti del Servizio centrale operativo di Roma e della squadra mobile di Catania per avviare gli interrogatori dei superstiti.
Il Messaggero