Né la missione europea né l'eventuale risoluzione Onu prevedono «un intervento militare in Libia». Lo ha detto il ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni,...
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L'autorizzazione, ha precisato il capo della diplomazia italiana, riguarda «la confisca ed il sequestro dei barconi in mare» dopo il recupero dei migranti e «l'individuazione, attraverso meccanismi di intelligence, e la eventuale distruzione di barconi delle acque territoriali e sulle spiagge libiche prima che imbarchino migranti».
Il ministro ha sottolineato che «I nostri servizi di intelligence ci dicono che non ci sono informazioni di infiltrazioni terroristiche nei barconi di immigrati. Certamente la presenza terroristica in alcune città libiche può consolidarsi, al governo di Tobruk dico che il rischio c'è, la soluzione è che si mettano d'accordo» per la creazione di un governo stabile. Escludendo poi che attualmente vi siano informazioni dai servizi di intelligence su infiltrazioni di terroristi nei barconi, Gentiloni ha aggiunto: «ma se c'è un commando che vuole fare un attentato, si mette in gommone che rischia di affondare e viene intercettato e controllato? Non mi sembra la via maestra».
«Le imbarcazioni - ha ricordato ancora il ministro - sono di due tipi»: quelle «locali, che sono soprattutto tra Tripoli ed il confine con la Tunisia. Dall'altra parte ci sono imbarcazioni anche più grandi che si spostano magari dall'Egitto o dalla medesima Tunisia, arrivano nei pressi delle spiagge libiche e lì attraverso dei gommoni vengono riempite, "inzeppate" di persone. Ci vuole un grandissimo lavoro di intelligence», ma abbiamo comunque «gli strumenti per individuare, attraverso i satelliti, attraverso i droni, la localizzazione di questi barconi ed intervenire sul posto. Si può fare senza provocare perdite umane, non bisogna illudersi tuttavia che anche questa cosa di per sé risolva il problema, bisogna fare tante cose insieme». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero