Meno 32% dall'inizio dell'anno, -67% da luglio. Da quando l'Italia ha minacciato di chiudere i porti anche alle organizzazioni umanitarie, approvato con il sostegno Ue...
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Al Viminale guardano con soddisfazione gli ultimi dati sugli sbarchi dei migranti: non siamo ancora di fronte ad un calo «strutturale» ma si comincia a vedere una «luce in fondo al tunnel». Dall'inizio dell'anno ad oggi il flusso migratorio si è ridotto del 32,35%: a fronte dei 173.008 migranti sbarcati nel 2016 nei primi undici mesi di quest'anno ne sono arrivati 117.042, dunque 55.966 in meno. Se si guardano i dati a partire da luglio, la flessione è più che doppia: in 5 mesi ne sono arrivati 33.288 contro i 102.786 del 2016, vale a dire 69.498 in meno, un calo del 67,61%. Calano anche le partenze dalla Libia: a bordo di gommoni e barconi sono arrivate 4.711 persone a fronte delle 13.581 dell'anno precedente, con un calo del 65,31%.
I CAMPI
Quella che non si ferma è, invece, l'emergenza umanitaria in Libia. Minniti ha detto più volte di essere il primo a sapere che la diminuzione degli sbarchi ha dei costi collaterali, con migliaia di uomini, donne e bambini bloccati nei campi libici - quelli governativi e quelli gestiti dalle organizzazioni criminali - in condizioni disperate. Da Bruxelles, il presidente della Commissione dell'Unione africana Moussa Faki Mahamat, dopo il vertice Ue Africa di Abidjan ha detto che in Libia vivono tra i 400 e i 700mila migranti in condizioni disumane e 3.800 in un campo a Tripoli devono «essere evacuati al più presto». Gli accordi di Abidjan, tra Ue e Unione africana, prevedono di proteggere i migranti «lungo le rotte», incentivare i rimpatri volontari assistiti e la ricollocazione in Europa dei richiedenti asilo.
Due giorni fa, l'Unhcr ha definito un «passo decisivo» l'iniziativa libica di istituire una struttura di transito a Tripoli per le persone bisognose di protezione internazionale e, soprattutto, ha ringraziato l'Italia «per l'importante ruolo» svolto. Bisogna vedere, però, quanto e come la Libia accetterà di accordarsi su questi argomenti. Ieri, giunto alla conferenza sul Mediterraneo di Roma, il vicepremier libico, Ahmedi Maitig, ha detto che «l'accordo firmato con l'Italia sui migranti è un modello, che altri paesi europei possono sottoscrivere, cerchiamo altri partner per fermare il fenomeno dell'immigrazione clandestina». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero