La Corte di giustizia Ue ha respinto i ricorsi di Slovacchia e Ungheria contro le “relocation” dei richiedenti asilo da Italia e Grecia. Nella sentenza i giudici...
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Nel luglio scorso, Bruxelles aveva avviato la seconda fase della procedura di infrazione per Ungheria, Polonia e Repubblica Ceca per il mancato rispetto degli obblighi del ricollocamento. Secondo gli ultimi dati aggiornati, i ricollocamenti sono stati in tutto 27.400, di questi oltre 19mila dalla Grecia e oltre 8mila dall'Italia. In qualsiasi caso - sottolineano a Bruxelles - i profughi delle nazionalità candidabili alle “relocation”, arrivati fino al 31 settembre, in Italia e Grecia, dovranno essere trasferiti negli altri Stati membri, anche oltre la scadenza di settembre, fino a completamento.
«La solidarietà non è a senso unico. Ora bisogna andare avanti con i ricollocamenti e con le procedure d'infrazione» avviate, anche in seguito alle pressioni dell'Europarlamento, «contro chi non rispetta la decisione della Commissione». Così il presidente del Pe Antonio Tajani ha accolto la sentenza con cui la Corte Ue ha respinto i ricorsi presentati da Slovacchia e Ungheria. «Siamo soddisfatti. Non avevamo mai avuto dubbi» sulla legittimità della decisione presa a Bruxelles.
Il verdetto della Corte Ue va rispettato, ma la Slovacchia continua a sostenere che le quote di ricollocazione in pratica non funzionano. Lo ha reso noto oggi il Ministero degli esteri in reazione al 'no' della Corte europea. «Il ricorso slovacco intanto non riguarda il fatto se la Slovacchia deve o meno accogliere i migranti, ma i vizi di procedura del Consiglio dei ministri Ue nel decidere delle quote», ha detto Peter Susko, commentando la sentenza all'Ansa. «Prendiamo atto del verdetto di oggi», ha aggiunto, annunciando un'attenta verifica.
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Il Messaggero