Migranti, Atene lancia l'allarme: 70.000 rischiano di restare bloccati in Grecia

È sempre più emergenza migranti in Grecia: tra i «50.000 e i 70.000» rischiano di rimanere bloccati nel Paese a marzo dopo la stretta agli ingressi...

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È sempre più emergenza migranti in Grecia: tra i «50.000 e i 70.000» rischiano di rimanere bloccati nel Paese a marzo dopo la stretta agli ingressi decisa dai Paesi balcanici. A lanciare l'allarme è il ministro delle politiche migratorie di Atene, Ioannis Mouzalas, lo stesso al consiglio Interni dell'Unione europea aveva tuonato: «La Grecia non accetterà di diventare il Libano d'Europa e di trasformarsi in un magazzino di anime, anche se questo comporta un aumento di fondi».


«Ci sono attualmente 22.000 migranti intrappolati in Grecia», ha sottolineato oggi Mouzalas: «Abbiamo un piano di emergenza, ma ci auguriamo che l'Unione europea si muova più velocemente» per affrontare la crisi. Intanto, si fa ancora più drammatica, se possibile, la situazione a Idomeni, al confine tra Grecia e Macedonia. Centinaia di migranti continuano a sfidare freddo e fatica e marciano per 27 chilometri diretti al campo, dove oramai sono assiepati a migliaia. Save the Children stima siano 2.000 i bambini «intrappolati», dopo che le autorità di Skopje hanno ridotto drasticamente a 300 il numero di passaggi alla frontiera, che viene aperta e chiusa a giornate alterne. L'accesso è consentito solo ai profughi in arrivo da Siria e Iraq.

Nel campo, prosegue Save the Children, «non sono garantiti i servizi essenziali, la protezione e l'assicurazione dei beni di prima necessità, tra cui anche un'informazione adeguata». «Bambini piccoli, anche di pochi mesi, dormono per terra, chi è più fortunato sotto una tenda da campeggio, altrimenti su un cartone o avvolti in una coperta nel fango. Di notte, quando le temperature scendono, si accendono fuochi dappertutto con ciò che si trova». La portavoce Giovanna Di Benedetto denuncia «una condizione di totale promiscuità e confusione, capita di vedere bambini che si aggirano per il campo piangendo perchè hanno perso i genitori».


E in questo quadro, il premier ungherese Viktor Orban torna a far sfoggio di muscoli: «Se necessario, proteggeremo la nostra frontiera in tutta la sua lunghezza dalla Slovenia all'Ucraina», ha detto, rivendicando di aver inviato ulteriori reparti militari al confine con la Romania, mentre la polizia è in stato di massima allerta, in vista di una possibile nuova rotta dei migranti, una 'fallà nel suo confine di muri di filo spinato. 
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Il Messaggero