Se i 629 della Aquarius navigano verso la Spagna, altri massicci sbarchi di migranti sono annunciati in Italia. Oggi la Guardia costiera sta andando a recuperare 500 naufraghi...
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Le partenze di 'carrette del marè dalla Libia evidenziano una chiara difficoltà di Marina e Guardia costiera di Tripoli a controllare le proprie acque. Le motovedette donate dall'Italia hanno bisogno di manutenzione e non sempre sono in condizioni di affrontare la navigazione. E c'è anche l'attesa da parte delle autorità del Paese nordafricano di capire se il nuovo Governo manterrà e rafforzerà gli accordi stretti con il precedente esecutivo, che prevedevano aiuti e sostegno in cambio dello stop ai trafficanti di uomini. Una situazione che è ben presente all'intelligence ed alle forze di sicurezza italiane che nei giorni scorsi hanno relazionato premier e ministri sulla difficile situazione in territorio libico, dove i profughi si contano in alcune centinaia di migliaia. I tempi delle decisioni politiche sono lunghi.
Nel frattempo, la gente continua a partire. Ed è superlavoro per la Guardia costiera che oggi, fa sapere Toninelli, «ha risposto alle chiamate provenienti da quattro imbarcazioni e sta andando a recuperare circa 500 naufraghi nel mare libico. Nessuno può dire che ci sottraiamo alle nostre responsabilità. Men che meno che siamo razzisti o xenofobi. L'Italia è sempre stata e rimane in prima linea quando si tratta di salvare vite umane. Ma così non si può andare avanti. La misura è colma. Non è accettabile - ha sottolineato - che, su 23 Paesi che affacciano nel Mediterraneo, l'Italia sia l'unica a farsi carico di questa emergenza. Ora, dopo l'intervento della Spagna, aspettiamo un segnale forte dalla Ue».
E l'Italia sarà la meta finale anche dei 42 migranti (anche una donna incinta) salvati martedì scorso dalla Trenton - che fa parte del dispositivo della Nato - ad una ventina di miglia dalle coste libiche. In 12 hanno perso la vita nel naufragio. La nave della Marina Usa ha chiesto assistenza alla nave della ong Sea Watch che si trovava in zona, dopo che la guardia costiera libica si era detta non in grado di intervenire. La Sea Watch 3 si è però detta disponibile a prendere i 42 a bordo solo «a condizione che le fosse assegnato un porto di sbarco ragionevolmente vicino». In Italia cioè, per non ripetere l'odissea della Aquarius.
Ma da Roma con il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, è arrivato un fermo 'nò.
Il Messaggero