È stata ritrovata semi-nuda e con le mani legate Anabel Flores Salazar, giornalista messicana di 32 anni, uccisa ieri probabilmente per mano di un gruppo armato. Il suo...
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Madre di un neonato, che aveva dato alla luce solo quindici giorni fa, e di un bambino di quattro anni, Salazar lavorava come freelance per il quotidiano El Sol de Orizaba, occupandosi prevalentemente di cronaca nera locale. Aveva raccontato ultimamente di una serie di omicidi, legati nella maggior parte dei casi alla guerra tra i vari cartelli della droga che dominano nel Paese sud americano. Le cause della sua morte non sono ancora state chiarite e per questo gli inquirenti continuano senza sosta a interrogare parenti e vicini di casa e a risalire agli ultimi istanti di vita della donna. Tuttavia, il suo corpo ha presentato evidenti segni di tortura, oltre ad essere stato trovato con un sacchetto di plastica intorno alla testa.
Flores Salazar è la sedicesima giornalista uccisa soltanto a Veracurz dal 2000 ad oggi, la decima negli ultimi 5 anni. Il suo omicidio rappresenta l’ennesimo messaggio, rivolto agli editori di quotidiani e riviste locali, da parte del potere delle gang criminali. In tutto il Messico se ne contano almeno 107 nello stesso periodo di riferimento, altri 23 risultano scomparsi. Per questo il Paese occupa le prime posizioni nella classifica internazionale elaborata da Reporter senza frontiere per i rischi e gli attentati contro la libertà di stampa e di parola.
In questa situazione di grande tensione, le istituzioni locali non hanno fatto nulla per proteggere i giornalisti. Javier Duarte, governatore di Veracruz, ha sollevato numerose polemiche lo scorso anno quando aveva insinuato che i reporter uccisi nel suo Stato avevano legami con i trafficanti di droga e la criminalità organizzata. Anche nel caso di Flores Salazar, in un comunicato a firma del procuratore generale, aveva lasciato intendere che la vittima avesse dei rapporti con Victor Osorio Santacruz, uno dei capi di Los Zetas, forse il cartello messicano più violento. Ma non si hanno prove di ciò. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero