Messa in suffragio per Mussolini, anche il diacono fa il saluto fascista

Messa in suffragio per Mussolini, anche il diacono fa il saluto fascista
CATANIA - Alla fine della messa in suffragio per Benito Mussolini, celebrata ieri nella chiesa di Santa Caterina a Catania, uno dei due ministranti ha risposto al saluto romano di...

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CATANIA - Alla fine della messa in suffragio per Benito Mussolini, celebrata ieri nella chiesa di Santa Caterina a Catania, uno dei due ministranti ha risposto al saluto romano di molte persone che erano presenti al rito religioso. L’immagine choc scattata davanti all’altare, con tante braccia alzate, sta girando sul web sollevando l’indignazione generale. La foto è stata diffusa da un sito siciliano Meridionews. Il diacono che aiutava il parroco ha spiegato più tardi, che si è comportato così solo perché voleva “essere solidale con la platea e per dare un saluto a degli scomparsi”. Di apologia del fascismo non vuole nemmeno sentirne parlare: “solo folclore”. Così come apolitici, secondo lui, sarebbero stati anche i tre saluti fascisti fatti alla fine della funzione. Ma a pensarla diversamente è la curia vescovile che con grande imbarazzo ha fatto sapere che “non ci si può approfittare di un luogo sacro per una manifestazione politica. Tanto più se è vietata dalla Costituzione» ha spiegato monsignore Salvatore Genchi, vicario del vescovo che ha autorizzato la funzione in suffragio, come si fa per qualsiasi altro defunto. Finita la messa i presenti hanno risposto tre volte "presente" ad incitazioni scandite ad alta voce da un uomo che indossava una camicia nera: "Per il duce d'Italia Benito Mussolini", "Per i caduti della Repubblica sociale", "Per tutti i martiri fascisti". Lo scorso anno la messa era stata celebrata in un’altra chiesa, a Santa Maria della Guardia dove la facciata era stata imbrattata la notte precedente per protesta. Il parroco che ha officiato, padre Salvatore Lo Cascio, ex cappellano del carcere ha commentato: "Io ridevo per l'imbarazzo, a me queste cose non interessano”.

 
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Il Messaggero