ROMA Solo due ore dopo l’aperture delle urne il voto tedesco di ieri era già cristallino, persino nei dettagli. L’affluenza è stata molto alta, intorno a...
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Secondo gli istituti demoscopici per la destra hanno votato soprattutto gli operai e gli strati di popolazione meno abbienti e con basso titolo di studio; i maschi e i residenti nei leander dell’Est che facevano parte della Ddr filosovietica e dove, a quasi vent’anni dalla riunificazione, parte della popolazione vive ben al di sotto degli standard reddituali della ex Germania dell’Ovest..
I dati elettorali dell’Est, da cui proviene la stessa Merkel, costituiscono forse il pilastro delle elezioni politiche tedesche del 2017. Secondo le proiezioni dell’istituto specializzato Infratest, diffuse in Italia da Youtrend.com, l’Afd sarebbe il secondo partito dell’Est con il 22,8% dei consensi. La formazione guidata da Alice Weidel ha raccolto un enorme serbatoio di scontenti al quale, nella chiave della protesta, andrebbero aggiunti anche i consensi ricevuti dalla Linke, terzo partito dell’Est con il 17,1%. Nell’Est, insomma, Afd e Linke assieme raccolgono ben 4 elettori su 10, a spese della Cdu che scende al 28,6% e dell’Spd ferma addirittura a quota 14,5%.
LA POVERTÀ RELATIVA
Che Afd e Linke vadano a pescare in elettorati sociologicamente analoghi lo dimostra il grafico diffuso ieri dalla televisione ARD secondo cui ben 6 elettori su dieci dell’ultradestra e 4 su 10 della Linke scelgono queste formazioni per esprimere delusione e protesta e non per l’adesione al 100% delle loro tesi politiche.
Il voto del 2017, insomma, mette in luce un aspetto della Germania che all’estero viene generalmente trascurato: il disagio. Che la campagna elettorale ha concentrato sul tema dell’immigrazione e dell’accoglienza ma che ha anche profili economici. La solidità universalmente riconosciuta dell’economia tedesca; il livello della disoccupazione inferiore al 4%; la soddisfazione per il proprio reddito espressa dal’84% degli elettori; la stabilità di un sistema politico invidiato da molti in Europa per l’alto grado di competenza e il bassissimo livello di retorica hanno fatto dimenticare che il livello di povertà relativo (ovvero coloro che campano con il 60% del livello medio delle buste paghe) coinvolge circa 15 milioni di tedeschi. Inoltre negli ultimi anni anche in Germania si sono diffusi lavori a bassa retribuzione che non consentono, in particolare ai giovani che risiedono nelle città e nei Laender dell’Est, di vivere dignitosamente e di far cogliere opportunità ai propri figli.
C’è un ultimo aspetto di queste elezioni che dovrebbe far riflettere le élites tedesche e in generale quelle europee: i partiti tradizionali sono stati votati soprattutto da persone mature. Fra gli ultrasessantenni tedeschi la Merkel è accreditata del 41% dei consensi e il suo avversario Schultz si è accaparrato il 25% dei voti. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero