Duemila cellulari blindati, per garantire la sicurezza delle conversazioni in Germania, attraverso un sofisticato sistema anti-intercettazione. La reazione di Berlino al datagate...
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«La misura è colma», dice del resto il presidente dell'Ufficio federale per la Protezione della Costituzione, Hans-Georg Maassen, che oggi dalle pagine della Frankfurter Allgemeine Zeitung ha confermato la nuova strategia tedesca: si punta a «rafforzare le difese dallo spionaggio dei Paesi amici». Certo che con Washington il rapporto sarà come prima di amicizia e collaborazione, ma varrà d'ora in poi anche il vecchio principio del «fidarsi è bene, controllare è meglio. Questa è la lezione che abbiamo imparato», spiega.
Anche la comunicazione che passa sulla rete dovrebbe essere gestita in Europa, mette in guardia: «Sarebbe ragionevole che le mail che da Monaco sono dirette ad Amburgo in futuro non fossero più spedite attraverso gli Usa». E c'è un richiamo anche a una maggiore disciplina di chi gestisce informazioni sensibili: «Molte cose potrebbero essere dette anche di persona, senza il telefono». Le contromosse del governo tedesco arrivano in un periodo di emergenze delicatissime, gestite in continuo contatto con Washington: le crisi di Kiev, Gaza, Tripoli, l'Iraq, richiedono una stretta collaborazione fra Germania e Stati Uniti, oggi più che mai.
Come ha sottolineato, non una volta sola, Angela Merkel. Ma le numerose rivelazioni sull'iperattivismo dei servizi americani sul suolo alemanno - fino alla recente scoperta degli agenti tedeschi corrotti dalla controparte americana per ottenere informazioni - hanno portato la tensione ai massimi livelli. Fino al punto di esplodere. «Lo spionaggio non corrisponde alla mia concezione di amicizia. Il governo tedesco ha detto chiaramente agli americani che noi ci aspettiamo un altro comportamento e ha pregato un dipendente della Cia di lasciare il Paese», continua Maasen, rileggendo gli ultimi eventi. Una decisione politica «giusta e importante», secondo lui. Anche se gli americani «sono rimasti sorpresi». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero