Test medicina, ce la farà solo uno su sei

Test medicina, ce la farà solo uno su sei
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Qualcuno esce stravolto dall'aula magna di Ortopedia. Le mani sudate, lo sguardo perplesso. «Pretendere di ricordarsi il peso esatto dell'anidride carbonica è stato un colpo basso», raccontava ieri Tatiana Corsi, candidata per un posto alla facoltà di Medicina e Chirurgia della Sapienza. Altri candidati, invece, tirano un sospiro di sollievo: «Rispetto ad altre tornate, le domande di quest'anno erano molto abbordabili». Lo scorso anno tra i quesiti di cultura generale c'erano i presidenti della Repubblica. Stavolta è toccato al piano Marshall e alla pubblicazione italiana illuminista. Ma c'erano anche quelli di chimica, «difficilissimi» per almeno 4 candidati su 5.


IL "FARFALLESE"
Pareri discordanti si inseguono a piazzale Aldo Moro. Eppure anche quest’anno regna un’unica certezza: il futuro non si costruisce passo dopo passo ma si gioca tutto in 100 minuti. Prendere o lasciare. Queste sono le regole. Conta la preparazione certo, ma anche la fortuna. La capacità, ad esempio, di ricordarsi come si pronuncia il “ farfallese”, il lessico per bambini che è comparso come domanda di logica nel test per l’ingresso alla facoltà più gettonata di sempre.
 
IL RAPPORTO
I sogni sono tanti: 6.618 i candidati totali, alcuni dei quali provenienti dalle zone terremotate, che hanno provato a strappare un posto nelle due università pubbliche di Roma, la Sapienza e Tor Vergata. Il rapporto nella Capitale, quando uscirà la graduatoria nazionale, il prossimo 4 ottobre, sarà di uno a 6. I posti, infatti, messi a bando per Medicina nei due atenei pubblici - fatta esclusione per il Campus Biomedico che ha sostenuto i quiz a fine agosto mettendo a bando 120 posti per 2.318 candidati e il Policlinico Gemelli, 7.860 per 270 posti, con le prove espletate la scorsa primavera - ammontano a 1.066 (9.224 quelli in tutta Italia) cui devono aggiungersi i 108 (908 nazionali) per la facoltà di Odontoiatria. E di fronte a questo rapporto sono tornate ad alzarsi le polemiche sull'utilità dello sbarramento iniziale.

IL LEITMOTIV

Il leitmotiv resta lo stesso: «Questi test spiegava Elisa Marchetti coordinatrice nazionale dell'Udu, l'Unione degli universitari non sono in grado di giudicare gli studenti». E sono gli stessi candidati che, al termine della prova, lo ribadiscono con tono deciso: «Lo sbarramento non dovrebbe esserci all'inizio perché ogni ragazzo dovrebbe esser libero di scegliere». Al netto delle polemiche, tuttavia,l'iter sancito dal ministero è stato rispettato senza intoppi. Le università, dal canto loro, hanno fatto cassa anche stavolta. La Sapienza metteva a bando 864 posti per Medicina e 68 per Odontoiatria i candidati complessivi sono stati 5.457 che hanno devoluto all'ateneo, con la tassa d'iscrizione al test, 245.565 euro. Indotto anche per Tor Vergata che per 1.380 iscritti alle prove - ieri se ne sono presentati 1.161 - ha raccolto 48.300 euro. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero