L'ambasciatore Giampiero Massolo, capo del Dis, il Dipartimento informazioni per la sicurezza, il numero 1 dei Servizi segreti italiani, è «addolorato» per la tragica fine...
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Il dossier relativo al rapimento del cooperante italiano è sempre stato bene in evidenza sulla sua scrivania, come quelli di padre Paolo Dall'Oglio e di Ignazio Scaravilli, gli altri due ostaggi italiani ancora in mano ai loro sequestratori. E i nostri 007 avevano avuto conferma, fino a non molti mesi fa, che Lo Porto era vivo. Poi, la doccia fredda. «Va espresso rammarico e dolore, ma la lotta al terrorismo non si deve fermare», dice Massolo, facendo capire che questa guerra può purtroppo avere anche simili tragiche conseguenze: «È stata un'azione antiterrorismo, si sono trovati nel punto in cui l'azione aveva luogo», ha aggiunto il capo del Dis, esprimendo «vicinanza» alla famiglia di Lo Porto e della vittima americana. Ma come mai, se il raid del drone Usa risale effettivamente a gennaio, la notizia è stata resa nota solo oggi dal presidente Obama? Massolo non si sottrae alla domanda, che in questo momento è una delle più ricorrenti: «L'idea di dare una notizia quando non si ha l'assoluta certezza può essere avventata. E in un territorio come quello le verifiche sono complesse». Risposta stringata che una fonte di intelligence spiega in modo più articolato. Dopo il raid delle forze Usa contro il compound in Pakistan nel quale si sospettava ci fossero talebani di primo piano, ricostruisce la fonte, si è visto che tra i cadaveri c'erano quelli di due soggetti «non classificabili» come talebani. È stata dunque avviata dai militari americani l'operazione di recupero dei resti, che è stata particolarmente complicata.
Frammenti dei corpi sono stati quindi portati negli Stati Uniti per l'esame del Dna, reso difficoltoso dal cattivo stato di conservazione.
Il Messaggero