ROMA - Max Latorre vive la strana esuberanza di una convalescenza tutta italiana, tutta pugliese, con la compagna Paola Moschetti e con i figli. Ma la vive tra le sedute di...
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Un'esuberanza, quella di Latorre, vissuta tra tra la voglia di esporsi, di parlare, di far sapere quanto è dura la situazione di un militare italiano illegittimamente sotto processo in un paese straniero per omicidio, e la necessità di mantenere un basso profilo sollecitato e a tratti imposto dal governo e dai superiori, per conseguire l'obiettivo di far tornare in Italia definitivamente sia lui, sia Salvo Girone. Nei giorni scorsi Latorre è stato anche a Roma, ha incontrato i vertici della Marina, è stato al ministero della Difesa, voleva assicurazioni, voleva toccare con mano la determinazione del governo. Ciò che sta passando è opposto ma speculare ai problemi del “fratello siamese”, Girone. Se il suo ex sottoposto non si ritrovasse “ostaggio” in India, sarebbe più facile per l'Italia escogitare un percorso che a gennaio consenta a Max di evitare il ritorno all'ambasciata-prigione italiana a Delhi.
Nel suo facebook Latorre ha scritto che Salvo lo ha salvato, così come ha ringraziato il medico indiano, Rajeev Ranian, che gli ha iniettato il farmaco giusto in extremis quel 31 agosto trasformandosi nel suo angelo custode. Ma l'aria di casa che è sempre così dolce rischia di inebriarlo, mentre Latorre sa benissimo che si tratta di una parentesi nella telenovela che si trascina da quasi tre anni. “Lunga e tortuosa” ha definito Max la strada che dovrà farlo tornare “simile all'uomo che ero fino al 31 agosto”. Alla scandenza dei quattro mesi potrà far valere le difficoltà della guarigione. Ma ancora più lunga e tortuosa è la strada che attende Latorre e Girone, di nuovo insieme, al varco della magistratura indiana. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero